Intervista a Massimo Merlo
Non è uno scoop. Massimo Merlo è uno dei 4 operai che salirono sul carroponte della INNSE di via Rubattino, nell’agosto del 2009, per rivendicare dignità e non elemosinare ammortizzatori sociali ma lavoro.
Dei lavoratori della INNSE ne stiamo ancora parlando. La loro vicenda, non era e non è una bella storia dove al padrone cattivo è subentrato il padrone buono e tutti vissero felici e contenti.
Ridimensionata nei numeri dei lavoratori coinvolti la loro storia apparentemente si sta ripetendo. Ma in modi più drammatici e violenti.
Violenti perché invece dei manganelli il nuovo padrone usa gli avvocati; perché oltre ai partiti anche il sindacato li ha lasciati soli.
Come sapete il figlio di Attilio Camozzi, il padrone buono, lui morto, ha licenziato 4 lavoratori, tra cui Massimo Merlo.
Il tribunale sino ad ora ha riconosciuto illegittimo il loro licenziamento, avevano fatto ricorso. Non ha potuto procedere al loro reintegro perché, grazie al governo Monti, la legge è cambiata. Il terzo operaio, che parimenti s’è opposto al licenziamento, andrà a giudizio per l’ultima udienza il 14 novembre.
Anche noi alle volte siamo condizionati dai nostri schemi mentali, dei nostri stereotipi. Abbiamo parlato con Massimo Merlo alcune volte e al conoscere alcune sue storie di vita siamo rimasti spiazzati. Così come nel leggere oggi questa intervista, del 2009 (vd.).
La vita è bella perché è più complessa e varia di quanto ce la immaginiamo. Buona lettura, se volete.
Nota:
Da qualche mese seguiamo le vicende della INNSE e dei suoi operai. A beneficio nostro e vostro abbiamo realizzato una cronologia, ancora incompleta, nel tentativo di spiegarci e spiegare quel che succede in via Rubattino. INNSE Via Rubattino