2015

COME LEGGERE QUESTA CRONOLOGIA
Accanto a ogni data vi è un titolo se sottolineato posizionategli sopra il cursore e premete il pulsante sinistro dello stesso: aprirete una pagina relativa al titolo. Vi troverete documenti, fotografie, video.

settembre LA INNSE INIZIA UNA PROCEDURA DI RICHIESTA DI CASSA INTEGRAZIONE ORDINARIA

novembre SOSPESA LA RICHIESTA DI CIG
I lavoratori sono richiamati al lavoro perché l’azienda ha avuto una commessa per dei motori elettrici

9 novembre PIANO DI RILANCIO – SINTESI Si tratta del piano elaborato dal Gruppo Camozzi e reso pubblico all’indomani della scomparsa del suo fondatore, Attilio Comozzi, avvenuta il 2 ottobre c.a..
Nel piano vengono fatte affermazioni contradditorie
Si dice e si scrive che nel periodo 2009 – 2015 sono stati fatti investimenti sul personale: sono stati assunti 25 lavoratori per sostituire personale uscito in pensionamento e introdurre nuove professionalità.
Ma questo non sembra un investimento. Il personale è diminuito del 22,44% da 49 a 38 (11 unità).

novembre IL POLITECNICO NON HA ALCUN INTERESSE A REALIZZARE UN INCUBATORE DI IMPRESA CON LA INNSE
La RSU di INNSE e alcuni lavoratori si sono recati al Politecnico per parlare con il prof. Ferruccio Resta, estensore del testo elaborato dal Politecnico che compare nel Piano di Rilancio – Sintesi elaborato dalla azienda.

22 novembre INNSE IL FUTURO DELLA FABBRICA ANCORA NELLE MANI DEI LAVORATORI  di Rita Quezè
Articolo pubblicato sul Corriere della sera
Tra gli altri elementi a commento del Piano di rilancio della INNSE presentato da Lodovico Comozzi ne reporta una frase, che è probabilmente sintesi dello stile dell’uomo «Anche i dipendenti devono prendersi responsabilità precise. O questo avviene e andiamo avanti insieme. O lasceremo l’azienda in uno stato di agonia. Non licenzieremo nessuno, per carità. Ma rinunceremo a investire»
Lodovico dimentica che suo padre ha acquistato nel 2009 il capannone e terreni annessi al prezzo simbolico, pare, di 1 euro, e sulla base dell’accordo firmato alla prefettura di Milano si impegnava non già a lasciare l’azienda in stato di agonia ma a realizzare la ripresa della attività produttiva sul sito, in caso contrario l’azienda avrebbe dovuto restituire il capannone.