COME LEGGERE QUESTA CRONOLOGIA
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31 maggio E’ L’INIZIO DI UNA LUNGA LOTTA
Silvano Genta, nel 2006 aveva comperato della Manzoni Group la INNSE Presse, per 700mila euro con l’impegno che ne avrebbe incrementato la produzione.
La Genta spa si è sempre occupata di compravendita di presse, fresatrici, alesatrici e torni, mai di produzione. La strategia di rilancio non si vede, non vengono fatti investimenti e, dopo alcuni mesi, per i lavoratori viene chiesta la Cassa integrazione straordinaria. Motivazione ufficiale: caldaie non a norma.
Erano le 16.00 del 31 maggio 2008. Un operaio riceve, prima degli altri, un telegramma inviato da Silvano Genta. Diceva, senza che le Rsu ne fossero a conoscenza, che apriva la procedura di mobilità. Scattato il giro di telefonate tra gli operai. Corrono subito davanti alla fabbrica. Era pieno di agenti della polizia e dei carabinieri. Dentro c’erano venti vigilantes pagati da Genta. Gli operai decidono di entrare. Dichiarano l’assemblea permanente e mandano via i vigilantes. Da allora siamo stati dentro, giorno e notte, sempre in fabbrica.Alle 17 passano i tecnici dell’ENEL per staccare la corrente, ma gli operai lo impediscono.
3 giugno Gli operai decidono di continuare a lavorare. Avevano delle commesse in officina per altri 6 mesi. Genta da la disdetta per gas e luce, ma gli operai stavamo lì a vigilare, e quando i tecnici, mandati dalle società di gestione, si presentavano con l’obiettivo di togliere il metano o la corrente riuscivano a dissuaderli. Anche l’appalto per la gestione della mensa era stato interrotto. Allora si sono organizzati da soli per pulire e cucinare. Di giorno lavoravano e di notte presidiavano. Ognuno segnava sul tabellone il proprio turno per la notte, il sabato e la domenica. I ritardi dovevano essere giustificati e i permessi e le ferie erano concordati.
Tutti danno la disponibilità a svolgere le mansioni necessarie per completare i lavori in sospeso. Ad esempio a costruire una traversa di 14 metri per la Dalmine di Segrate. Gli operai sono intenzionati a difendere con ogni mezzo l’unica risorsa che hanno per le loro famiglie.
Giugno GLI OPERAI VANNO ALLA PROVINCIA IN REGIONE AL MINISTERO A RIVENDICARE IL LORO DIRITTO COSTITUZIONALE A LAVORARE
Ma nessuno delle istituzioni si è mosso: erano solidali a parole, ma non nei fatti. Prima tra coloro che concretamente li hanno aiutatati è stata l’Associazione per la liberazione degli operai (ASLO) : gli dette 2.000 euro per la gestione della mensa; poi il Centro Sociale Baraonda e la Panetteria occupata di via Conte Rosso. La Fiom, dopo 2 mesi, gli dette 300 euro. La Provincia, che aveva promesso di aiutarli, chiese loro di consegnare gli scontrini della spesa: prima di rimborsarglieli, dopo 5 mesi. La Cgil in quel momento non mobilitò le fabbriche.
21 luglio Alla difficile situazione si aggiunge un lutto: alle 11.00 muore Giuseppe Ragusa, “stroncato da un infarto causato probabilmente dalla stressante situazione degli ultimi periodi” (dal comunicato delle RSU). Aveva terminato il turno di notte.
25 agosto Silvano Genta conclude la procedura di conciliazione. Non viene trovato un accordo che scongiuri la cassa integrazione. La commissione regionale non può fare altro che registrare il mancato accordo e aprire la mobilità. Gli operai continuano a produrre; ad esempio per la Ormis di Brescia, così soddisfatta della qualità del lavoro svolto che ne dà altro e si propone come acquirente. Il gruppo bresciano è disposto a pagare gli stipendi degli operai, fino a quando durerà la trattativa, continuando a fornire commesse. È un offerta seria, appoggiata da sindacati e Provincia, l’unica istituzione che pare vicina alla lotta degli operai. Ma non smuove il proprietario. Silvano Genta tira in ballo Aedes, la società proprietaria del terreno su cui sorge il capannone: sostiene che non vuole rinnovare il contratto di affitto. Aedes è un’immobiliare storica. È quotata in Borsa ma controllata dalla famiglia Castelli attraverso una holding lussemburghese, la Crescendo Family Holding. Tra gli azionisti c’è anche il premier, Silvio Berlusconi. Aedes, che attraverso alcune controllate gestisce una serie di shopping center, ha un bilancio gravato da una fortissima esposizione con le banche.
Gli operai chiedono al prefetto di imporre a Genta la sospensione dei licenziamenti in attesa dell’incontro di Roma del 2 settembre dove è fissata una riunione al Ministero dello Sviluppo Economico tra il proprietario e chi ha dichiarato la disponibilità a subentrare.
2 settembre Silvano Genta va all’incontro al Ministero e la Ormis presente la RSU formula la sua offerta. Silvano Genta assicura che avrebbe dato una risposta: non è mai arrivata.
10 settembre GIORNO DI PAGA
I lavoratori non ricevono neppure un euro per il lavoro che in quei mesi hanno svolto e non si vedono pagato neppure il preavviso, nonostante nella lettera di licenziamento fosse scritto che l’azienda l’avrebbe pagato. La risposta è il blocco di via Rubattino.
10 settembre INNSE DI VIA RUBATTINO: MENTRE SI PROSPETTA UNA SOLUZIONE POSITIVA SILVANO GENTA, PROPRIETARIO DELL’AZIENDA, GIOCA A ESASPERARE LA SITUAZIONE
Comunicato stampa FIOM Milano
12 settembre In Regione c’è un ulteriore incontro.
Intanto gli operai continuano a lavorare anche se licenziati.
Durante il periodo di gestione diretta operaia della produzione gli operai non percepiscono nulla: i proventi vanno a Genta e lui non paga loro nemmeno il preavviso.
17 settembre FABBRICA AUTOGESTITA, LA POLIZIA METTE I SIGILLI
E’ con questo titolo che il Corriere della Sera sintetizza il fatto che all’alba la forza pubblica mette alla porta gli operai che presidiavano lo stabilimento di notte e blocca l’entrata del primo turno. Il magistrato Tiziana Siciliano ha messo i sigilli alla fabbrica, vale a dire: né gli operai né il proprietario possono più accedervi.
Gli operai decidono di presidiare l’azienda. Accampati vicino alla portineria, presidiano la fabbrica. Sorvegliano che Genta non compia colpi di mano e faccia smontare i macchinari.
31 ottobre Genta non vuole rinunciare a vendere le macchine, svuotare il capannone, e farsi beffa degli impegni che aveva assunto in base alla legge Prodi che gli aveva permesso di acquisire lo stabilimento per 700.000 euro previo impegno a sviluppare l’INNSE.
L’AEDES, l’immobiliare proprietaria del terreno su cui sorge il capannone e i terreni circostanti, spinge per avere l’area libera. Genta e AEDES sembrano lavorare in sintonia. ORMIS, il potenziale acquirente, dichiara che è ancora disposto ad acquisire la fabbrica, ma la trattativa è ferma.
30 novembre GLI OPERAI ENTRANO NELLA EX PORTINERIA
Lo fanno per avere un riparo. La stufa a legna funziona a pieno ritmo 24 ore su 24, sabato, domeniche comprese.
La lotta prosegue, nonostante il comunicato congiunto AEDES-Genta, dove è scritto che la fabbrica non potrà riprendere a lavorare. ORMIS è ancora disposto all’acquisizione. Hanno tentato di dividere gli operai chiamandone alcuni e offrendo loro di accettare il licenziamento tramite incentivi. In risposta tutti i dipendenti hanno sottoscritto una dichiarazione in cui si dice che “qui si tratta solo collettivamente: Genta non ci disturbare”.
Genta ogni tanto entra in fabbrica con il permesso del magistrato, accompagnato dalle forze dell’ordine. E pur avendo ricevuto i decreti ingiuntivi che gli intimano di pagare alle maestranza le spettanze dovute (preavviso e tfr) si guarda bene dal farlo.
10 dicembre Il magistrato permette a Genta di entrare in fabbrica. Entrano alcune guardie private, installano le telecamere. Le guardie controllano gli operai, gli
operai controllano le guardie e tutti sono sotto il super controllo delle forze dell’ordine.
12 dicembre Giorno dello sciopero generale gli operai della INNSE vi partecipano e uno di loro dal palco in piazza Castello a Milano.
15 dicembre RIUNIONE IN PREFETTURA
E’ presente Aedes, proprietà dell’area, la Ormis che vorrebbe acquistare da Genta l’attività produttiva, un rappresentante del Ministero. L’incontro si chiude con l’ennesimo nulla di fatto. Né Ministero né Prefetto sanno o vogliono imporre un piano per la ripresa dell’attività.
Inizia da qui il tentativo di Genta di svuotare l’officina, presentandosi con i camion. Viene respinto una prima volta.
21 dicembre AEDES E’ SULL’ORLO DEL FALLIMENTO
è sull’orlo del fallimento, in borsa Dall’inizio dell’anno ha perso – 87,7%.
Trama con Genta perchè questi si disfi degli operai e venda le macchine così da avere libero il capannone.
31 dicembre GIU’ LE MANI DALLA INNSE LE MACCHINE NON SI TOCCANO GLI OPERAI NON SI ARRENDONO
Studenti, membri del Baraonda e di altri circoli realizzano un murales con la scritta Giù le mani dalla Innse, per dare un segnale di visibilità alla zona di Lambrate e a via Rubattino. Eseguita di giorno, la produzione della scritta ha incontrato qualche ostacolo. L’arrivo della Digos e dalle forze dell’ordine ha di fatto impedito l’ultimazione del pezzo che avrebbe dovuto proseguire con le macchine non si toccano, gli operai non si arrendono.