
Silvano Genta (Foto tratta da Panorama)
Silvano Genta rilevò la Innse presse perché godeva di entrature politiche; perché avrebbe goduto delle agevolazioni che la legge gli concedeva e perché nel suo campo non era un pivello: il capannone custodiva un tesoro: le macchine. E dopo due anni avrebbe potuto licenziare i lavoratori e venderle guadagnando milioni di euro.
In una lunga intervista rilasciata a Panorama, subito dopo la vendita dell’azienda (11 agosto 2009), si rimproverò del fatto che: avrei dovuto stare dentro (la fabbrica N.d.R.) fino a che le macchine non fossero state trasferite agli acquirenti.
E ancora Mi sono fidato delle istituzioni. Ho sempre eseguito le istruzioni, fino all’ultimo giorno. Ci sono state molte parole d’onore non mantenute.
A suo dire: dei 50 occupati 26 sarebbero andati in pensione direttamente dalla mobilità. A 14 avevamo trovato un impiego in Lombardia con le stesse mansioni e lo stesso stipendio. Gli altri 9 sarebbero stati ricollocati dalla Provincia.
Ma al di là delle sue rivelazioni/recriminazioni, soprattutto c’è stata una variabile che né lui né i suoi “padroni” avevano considerata: la resistenza dei dipendenti alla sua lettera di licenziamento.
Nota
Per conoscere la reazione dei dipendenti abbiamo scritto una cronologia INNSE via Rubattino