REMO MEREGHETTI Nato a Vighignolo, frazione di Settimo Milanese, il 27 dicembre 1924 e morto il 28 aprile 1945 a seguito delle ferite riportate nel pomeriggio del 26 aprile in un combattimento contro un gruppo di nazifascisti della X Mas. Operaio ATM. L’Amministrazione di Settimo Milanese, con delibera del 6 luglio 1946, decise di intitolargli l’allora via Milano a Vighignolo. Riposa nel cimitero di Vighignolo.
Il suo nome compare sul bassorilievo che si trova nel deposito dell’ATM di via Leoncavallo (GARIBALDINI DELLA 192°BRIGATA R. MEREGHETTI)
Alcuni giorni orsono ci è stata segnalata dalla sig.ra Addolorata Cottano che a ricordo di Remo Mereghetti, esiste una lapide  che si trova sul muro delle tribune di calcio della società polisportiva Sancrisostomo (con entrata da via Palmanova), ora recintato, prospiciente il parco giochi all’interno del Centro Sportivo Cambini Fossati la cui entrata è quella della Piscina recentemente riaperta.
La sig. Cottona non solo ha informato il Municipio 2 e la sezione Anpi di Zona circa il degrado in cui si trova la lapide. Ma dal Municipio 2 ha ricevuto la risposta che lo stesso ha provveduto ad inoltrare la segnalazione al loro ufficio tecnico e arredo urbano per i provvedimenti del caso.

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Musei di Milano, parte lo stato di agitazione

Il Fatto Quotidiano
8 Mar 2023

Un nuovo stato di agitazione circa 200 lavoratori esternalizzati di musei e biblioteche civiche di Milano seguiti dalla Filcams Cgil. Dopo una lunga vertenza, diversi presidi e uno sciopero, infatti, sono in attesa dell’esito del nuovo bando comunale, pubblicato a fine dicembre, che dovrebbe alzare il compenso dei lavoratori dagli attuali 4,7 euro lordi l’ora a circa 9, secondo gli accordi. Ma “non avendo a oggi ricevuto alcuna notizia in merito alla gara di appalto, siamo fortemente preoccupati e temiamo che gli impegni presi nel merito e nei tempi dal Comune non vengano rispettati”. La proroga prosegue dal settembre 2022 e scade a fine marzo. I lavoratori si preparano a “intraprendere tutte le iniziative necessarie”.

Sala sullo stadio: «Io non mollo, partita ancora tutta da gestire»

«Non ci sono novità sulla questione stadio. Io sono ovviamente preoccupato ma non sono uno che molla, quindi credo che sia ancora una partita tutta da gestire». Lo ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, a margine dell’inaugurazione del Parco 8 Marzo: «Intanto, tecnicamente, a oggi, io non posso esprimere altre opinioni pubblicamente perché sto aspettando due cose – ha precisato – . La prima è se le squadre tra loro avevano firmato un memorandum per il nuovo Meazza vicino al Meazza, la seconda se, a questo punto, mi segnaleranno che vogliono abbandonare quel percorso e se il Milan, come promesso, in tre settimane, presenterà un progetto che sia più di una idea per l’area de La Maura dell’ex Ippodromo».

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La domanda è legittima ma la risposta la sa solo il Comune  e forse l’assessore competente del Municipio 3 che abita nel quartiere. Ma inutile chiederlo a lor signori perché loro sono gli eletti e noi non li abbiamo eletti.
Certo che nel quartiere Rubattino la scuola primaria è anelata da decenni. Ma nessuno si muove per fare domande per avere risposte.
I lavori di bonifica dell’area dovevano terminare il 31 dicembre 2022. All’epoca sull’area c’era ancora una escavatrice. Adesso, da altre 2 mesi il cantiere è fermo, e l’escavatrice che ancora era presente in cantiere ora  non c’è più. Forse la ditta che aveva vinto l’appalto al ribasso è fallita?
Contrariamente ad altre volte – che abbiamo documentato lo stato dell’arte – questa volta non vi forniamo una documentazione fotografica. Vi basta affacciarvi dalle vs, case o andare a fare la spesa per vedere come la bonifica è di là dall’essere terminata.
E con l’estate gli alberi che ancora sono vivi se non riprendono i lavori saranno morti.
Abitanti del Rubattino SVEGLIATEVI!
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Sull’argomento in passato abbiamo scritto
6 settembre A DICEMBRE DOVREBBERO TERMINARE I LAVORI DI BONIFICA DEI TERRENI SU CUI SORGERA’ ANCHE LA NUOVA SCUOLA PRIMARIA DEL RUBATTINO
CATENA UMANA AL RUBATTINO ECCO COME E’ ANDATA

23 ottobre ANCHE IL CONSIGLIERE MARIANI SA CHE LE SCUOLE NON LE PORTA LA CICOGNA

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  • Il Fatto Quotidiano
  • » Fabio Mini

Ucraina: si avvicina la fine del primo anno di guerra. Ma non finisce nulla. La Russia continua a martellare l’ucraina con missili e artiglierie, l’ucraina continua a martellare tutto l’occidente con le richieste sempre più elevate e urgenti di carri armati, aerei da combattimento e munizioni. Non chiede uomini (ufficialmente) per ostentare una capacità residua di combattimento che in effetti non ha. Russia e Ucraina stanno fortificando le proprie posizioni sul terreno non tanto in vista di una soluzione negoziata quanto in funzione di un attacco. Le trincee che entrambi scavano non sono i nuovi confini da imporre ma i capisaldi su cui appoggiare le manovre offensive. L’ucraina si prepara a quella su Kherson e Crimea, la Russia a quella su Dnipro e Kiev muovendo anche dalla Bielorussia per occupare il territorio a oriente del grande fiume. L’ucraina cerca di arrestare i russi in Donbass con un velo di forze e spingere i propri e altrui carri armati verso sud-ovest. La Russia cerca di tenere impegnate le forze ucraine in Donbass e premere verso nord-est.

SONO EVIDENTI i rischi di tali scenari: la Russia rischia che le forze ucraine si dirigano invece su Mariupol isolando Crimea e Donbass. Le forze ucraine rischiano di sfasciarsi sulla difesa della Crimea e di rimanere isolate sul fronte Kherson-mykolaïv proprio mentre i russi sfondano verso Dnipro e minacciano la Capitale. Né la Russia, né l’ucraina e soprattutto nemspettro meno l’intera comunità occidentale, della quale l’ucraina non può fare a meno, vogliono sentir parlare di cessare il fuoco o di porre fine alla guerra. E quindi la guerra continuerà, anzi sarà auspicabile che continui all’infinito in una situazione nella quale nessuna delle parti prevalga sull’altra. Infatti per l’intero Occidente questa guerra non è soltanto l’occasione di un mega business, ma presenta il paradosso che il successo o il fallimento delle manovre sul terreno portano all’escalation convenzionale o nucleare. Stati Uniti, Gran Bretagna, Polonia, Unione europea e Nato si sono impegnati a continuare la guerra fino alla vittoria dell’ucraina. La Russia si è impegnata a scatenare l’inferno in caso di minaccia “vitale”. Siccome tutti dicono di non volere una terza guerra mondiale e nemmeno far ricorso alle armi nucleari tattiche, qualcuno sta bluffando oppure siamo di fronte a un gioco tra buffoni o mentitori seriali. Nel primo caso scoprire il bluff comporta l’attuazione della minaccia “vitale” alla Russia o agli Stati Uniti-nato e quindi come minimo alla distruzione dell’ucraina e dell’europa. Dovremmo perciò sperare di essere nel secondo caso. E in verità molti indizi portano in questa direzione. Tra baci e abbracci, sorrisi e canzoni, molti commentatori e politici internazionali e nostrani che hanno incitato alla guerra tra Ucraina e Russia stanno cercando di dimostrare che essa è circoscritta a quei territori e interessi. Gli Stati Uniti, la Nato, l’unione europea e tutti i Paesi cosiddetti occidentali che inviano armi e fiumi di denaro a Kiev affermano di aiutare l’ucraina a difendersi dall’aggressione russa. Secondo loro, nessuno è in guerra con la Russia e semmai starebbero prevenendo con la deterrenza nucleare e convenzionale, per interposta Ucraina (o “martoriata ucraina” come ormai la definisce il Papa), l’ennesima guerra in Europa. E questo è anche il ritornello che Kiev sta cantando e facendo cantare fino alla noia ai vari festival delle canzoni e delle chiacchiere. Altri commentatori più cauti parlano dello della guerra che aleggia sull’europa. In entrambi i casi si tratta di parole e musiche infarcite di retorica, ipocrisia, cinismo e miopia mentre da un anno le uniche cose serie e vere le stanno dicendo e cantando le armi. Se si alzasse lo sguardo dall’ucraina all’intero continente si vedrebbe chiaramente che l’europa è già in guerra: da attrice, comparsa e vittima. Riprendendo l’immagine del tragico terremoto mediorientale, l’europa è schiacciata dalla spinta della “placca” anglo-americana contro la placca continentale euroasiatica. Su questa faglia geopolitica si trovano i Paesi europei, Ucraina e Bielorussia comprese, e la Russia stessa che ha cervello, cuore, politica e cultura a occidente del limite geografico degli Urali. E sta crollando tutto con centinaia di migliaia di morti.

LA DERIVA È CROLLATO IL MITO DELL’EUROPA UNITA

il mito recente dell’europa esente da guerre per il quale l’ue aveva ricevuto il Nobel per la Pace. È crollato il mito dell’europa unita e “senza frontiere”. In Europa tornano i muri e le trincee. Ogni soldato ucraino o russo che muore è un europeo in meno, una famiglia in meno, una generazione in meno. Ogni miliardo andato in fumo nella guerra e nella corruzione è una goccia di sangue vitale sottratto alla popolazione europea, al suo sviluppo, alla sua civiltà. La deterrenza, con la quale la Nato intendeva impedire alla Russia di attaccare, è crollata. La deterrenza nucleare non ha impedito alla Russia d’invadere l’ucraina. Anzi probabilmente è stata proprio la dichiarazione di non ricorso alle armi nucleari fra le grandi potenze ribadita all’onu due mesi prima dell’invasione a darle il via libera. Ma ora, con l’europa in guerra, l’impegno può essere disatteso e le armi nucleari “tattiche” sono già pronte, da una parte e dall’altra: in Europa. La deterrenza convenzionale con la quale la Nato pensava di evitare l’invasione è crollata e sta crollando anche quella che vorrebbe costringere la Russia a ritirarsi. La deterrenza di questo tipo si basa sulla disponibilità di armi di qualità e quantità adeguate e della volontà d’intervenire direttamente nel conflitto. Quest’ultima non c’è e se ci fosse, l’emorragia di armi e munizioni date o impiegate in Ucraina non sarebbe arrestata dalle nuove produzioni. Nel frattempo tutti gli apparati di difesa europei vengono depauperati e la loro capacità di deterrenza diminuisce, inducendo sia i russi sia gli americani e gli inglesi (con o senza la Nato) a impiegare le loro armi nucleari: in Europa. Gli Stati Uniti vedono il conflitto in Europa come una cosa lontana, un’occasione di liberarsi di avversari, ma soprattutto di “concorrenti”, di ammorbidire i vecchi clienti e farsene di nuovi concedendo promesse e pezzi di carta in cambio di ricchezza reale.
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Fabio Mini L’EUROPA IN GUERRA

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Su 8.010.538 elettori coloro che andati a votare sono stati 3.339.019 e tra questi 71.977 hanno fatto si che la loro scheda fosse annullata e, ancora 20861 l’hanno depositata nell’urna in bianco. In sostanza – senza contare anche le schede contestare (427) – i voti validi sono stati 3.246.181 pari al 40,52% degli elettori.
Negli anni passati al decrescere della partecipazione al voto i giornalisti politici si consolavano dicendosi che la minore partecipazione era sintomo che la democrazia italiana si stava equiparando a quella delle nazioni più evolute.
Inutile leggere i giornali tutti gli intervistati diranno che hanno vinto e se hanno perso non è colpa loro. E i giornalisti politici ci spiegheranno che …
La sostanza è che la coalizione uscita vincitrice da queste elezioni su 8.010. 538 elettori ne ha “convinti” a votarla 1,777.477, ovvero è stata eletta solo dal 22,15% dei cittadini lombardi.
I vincitori sono tigri di carta,

Come è andata a MILANO
Su 2.497.290 coloro che andati a votare sono stati 1.037.763  e tra questi 19601 hanno fatto si che la loro scheda fosse annullata e, ancora 4872 l’hanno depositata nell’urna in bianco. In sostanza – senza contare anche le schede contestare (139) – i voti validi sono stati 1.013.290 pari al 40,575% degli elettori.
Seppur di poco i milanesi sono meno evoluti dei lombardi!


I seggi del Consiglio regionale (80) sono così ripartiti:
uno è riservato al Presidente eletto (Attilio Fontana) e un altro è assegnato al “miglior sconfitto” tra i candidati Presidente (Pierfrancesco Majorino).
gli altri 78 seggi vanno: 22 Fratelli d’Italia, 14 Lega, 6 Forza Italia, 5 Lombardia Ideale – Fontana Presidente, 1 Noi Moderati, 17 Partito Democratico, 3 Movimento 5 Stelle, 1 Alleanza Verdi e Sinistra, 2 Patto Civico – Majorino Presidente, 3 Azione – Italia Viva, 4 Lista Moratti presidente.

Milano 24 seggi:

6 Fratelli d’Italia (Christian Garavaglia, Marco Alparone, Franco Lucente, Vittorio Feltri*, Chiara Valcepina, Matteo Forte),
2 Lega (Silvia Scurati, Riccardo Pase),
1 Forza Italia (Gianluca Comazzi),
1 Lombardia Ideale – Fontana Presidente (Carmelo Ferraro),
1 Noi Moderati (Vittorio Sgarbi),
6 PD (Paolo Romano, Carlo Borghetti, Pietro Bussolati, Alfredo Negri, Maria Rozza, Paola Bocci),
2 Movimento 5 Stelle (Nicola Di Marco, Paola Pizzighini),
1 Alleanza Verdi e Sinistra (Onorio Rosati),
2 Patto Civico – Majorino Presidente (Michela Palestra e Luca Paladini),
1 Lista Moratti Presidente (Manfredi Palmeri).
1 Azione – Italia Viva (Lisa Noja),

Bergamo 9:
3 Fratelli d’Italia
(Paolo Franco, Lara Magoni, Michele Schiavi),
2 Lega (Giovanni Malanchini, Roberto Anelli),
1 Forza Italia (Jonathan Lobati),
2 PD (Davide Casati, Jacopo Scandella),
1 Moratti (Ivan Rota).
Brescia 10:
3 Fratelli d’Italia (Carlo Bravo, Barbara Mazzali, Diego Invernici),
2 Lega (Floriano Massardi, Davide Caparini),
1 Forza Italia (Simona Tironi),
2 PD (Emilio Del Bono, Miriam Cominelli),
1 Movimento 5 Stelle (Paola Pollini),
1 Azione – Italia Viva (Massimo Vizzardi).
Como 5:
1 Fratelli d’Italia (Anna Dotti),
1 Lega (Alessandro Fermi),
1 Forza Italia (Sergio Gaddi),
1 Lombardia Ideale – Fontana Presidente (Marisa Cesana),
1 PD (Angelo Orsenigo)
Cremona 3:
1 Fratelli d’Italia (Marcello Ventura),
1 Lega (Filippo Bongiovanni),
1 PD (Matteo Piloni).
Lecco 3:
1 Fratelli d’Italia (Giacomo Zamperini),
1 Lega (Mauro Piazza),
1 PD (Gianmario Fragomeli).
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* Vittorio Feltri sicuramente si dimetterà. Fulgido esempio di come mettersi al servizio di chi lo ha candidato senza per questo obbligarsi a fare quel che chi l’ha votato vorrebbe.

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Guardate questa planimetria 3 locali e 3 bagni. Superficie complessiva, a detta del venditore, 129 mq., Prezzo 750.000 €.
Via San Faustino 65.
P.S. La camera da letto dei figli prevede 1 sola scrivania. Studiare non serve!

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Lettera aperta all’assessore al Verde e all’Ambiente Elena Eva Maria Grandi.
A proposito della Concessione gratuita, alla parrocchia di San Ignazio di Lojola, di uno spazio verde pubblico, di 139 mq. data per 5 anni.

Buongiorno
Assessore Elena Grandi

L’anno passato ho scritto un articolo (1) su questa concessione del Comune data a titolo gratuito, prima del suo mandato, e divenuta di dominio pubblico  quando la parrocchia ha eretto una cancellata in ferro su tre lati del perimetro dello spazio in oggetto,  il quarto era di sua proprietà perché ottenuto per usucapione.
Si da il caso che su quello spazio fossero state piantumate 2 piante poco prima che fosse eretta la cancellata: Lei già assessore al verde e all’ambiente del Comune di Milano.
Orbene. Sappiamo della siccità dell’estate scorsa e della moria di piante avvenute per tale motivo..
Ci saremmo aspettati che in uno spazio dato in concessione gratuita il beneficiario avesse avuto l’attenzione di non fare morire le due piante,  così come, lodevolmente, ha fatto per le altre che insistono sulla sua proprietà.
Malauguratamente pare che ciò non sia avvenuto: le due piante non ci sono più (le avevamo viste all’inizio dell’anno). (vd. 1)


La “sparizione delle due piante” può essere motivo di revoca della concessione?
La concessione è stata data con determina dirigenziale?
Quando scade? La domanda non è peregrina perché la concessione é stata data dal dirigente x che aveva a capo un altro assessore.
Assessore Grandi di certo Lei, come capo politico del settore Verde e Ambiente, ha fatto piantare quelle piante. Quando procederà a nuove piantumazione su quel suolo pubblico dato in concessione gratuita o meglio quando intimerà al concessionario di piantumare le due piante?
Cordialità
Antonio Loreti
___________

  1. https://twbiblio.com/2022/03/10/10-marzo-loccupazione-della-parrocchia/
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Questa mattina, in via Monteverdi 18,  è stata deposta in memoria di Alfredo Vezzani una pietra d’inciampo*.

Via Monteverdi 18

Via Monteverdi 18

Alfredo Vezzani Nasce a Firenze il 16 01 1885, figlio di Giovanni e Cesira Marchini. Si laurea in ingegneria meccanica, al Politecnico di Milano, nel 1908.
Nel 1912 sposa Mary Radici.
Risiede con la famiglia in Via Monteverdi 18 e lavora alla Breda V, Sez. Aeronautica, come direttore amministrativo.
Il 7 marzo 1944 alla Breda è in corso lo sciopero generale contro l’occupazione nazista. Vezzani è in ufficio, nella sede di via Bordoni, a Milano. Gli viene chiesto di recarsi nello stabilimento di Sesto San Giovanni, dove arriva ed è arrestato con l’accusa di essersi rifiuto a fare nomi di antifascisti coinvolti nel movimento clandestino di fabbrica e il tacito consenso alla condotta di questi.
Tradotto a San Vittore é rinchiuso al VI raggio, con matricola 1600.
Il 27 aprile, dal Binario 21 della stazione Centrale, viene trasferito al Campo di transito di Fossoli, baracca 18. Sua moglie Mary riesce a fargli visita ogni tanto e a portargli vestiti di ricambio.
Con lo smantellamento di Fossoli, il 22 luglio 1944 è trasferito a Bolzano.
Il 4 agosto è infine deportato a Mauthausen con il Trasporto 73, dove gli viene assegnata la matricola 82548 e il TRIANGOLO ROSSO che indicava i prigionieri politici, nei confronti dei quali era stato emesso un mandato di arresto per motivi di sicurezza (Schutzhaft), per cui sui registri, questi deportati erano indicati come Schutz haftling.
La data del decesso, avvenuto nelle camere a gas, è stata convenzionalmente fissata per il giorno 24 aprile 1945, ma secondo alcune testimonianze potrebbe essere avvenuta nei giorni successivi 25-26-27 aprile.
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* La pietra d’inciampo è un blocco di pietra delle dimensioni di un sanpietrino, sopra il quale è posta una targa in ottone 10×10 centimetri in cui sono incisi nome, cognome, data di nascita, giorno e luogo di deportazione e data di morte (se conosciute) delle vittime della persecuzione o dello sterminio nazista. Si trovano davanti alle case in cui abitavano le vittime del nazismo o nel luogo in cui vennero fatte prigioniere.

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