19 dicembre 1943 OTTOLENGHI GIUSEPPE

Via POggi 13

Via Poggi 13

Ottolenghi Giuseppe nasce a Milano il 15.12.1921. Il padre Giorgio  è di origine ebraica, di fede socialista.
Giuseppe è partigiano e milita nella 111° brigata SAP (Squadre di Azione Patriottica). Accusato da due falsi partigiani di avere fornito loro delle armi è arrestato e trasferito, nel novembre del 1943, nel carcere di San Vittore dove dichiara di essere Antonio Maugeri.

Il 18 dicembre 1943 un commando del 17° distaccamento Gramsci, formato da Carlo Camesasca, Renato Sgobero, La Fratta Vito Antonio, Validio Mantovani, tese un agguato mortale al federale Aldo Resega in via Bronzetti angolo corso XXII Marzo.

A seguito dell’attentato, come rappresaglia, Giuseppe Ottolenghi è “processato” la notte stessa della morte di Aldo Resega, insieme ad altri 9 detenuti nel carcere di San Vittore,  innanzi al primo  Tribunale militare straordinario fascista costituitosi durante l’occupazione nazista di Milano.

Il verdetto fu immediato: Giuseppe Ottolenghi con Capolongo Carmine, Cerini Fedele, Cervi Giovanni, Gaban Luciano, Alberto Madalena, Mendel Carlo, Rossin Amedeo furono condannati a morte perché: responsabili di omicidi, di rivolta contro i poteri dello Stato, d’incitamento alla strage, detentori di armi e munizioni, di apparecchi radio trasmittenti e di materiale di propaganda comunista .

Il 20 dicembre 1943 il Corriere della Sera titolò

Il 12 novembre del 1946 i giudici della seconda sezione speciale della Corte di Assise speciale di Milano condannarono a morte i membri del Tribunale militare.

Poi arrivò Togliatti ministro della giustizia nel primo governo De Gasperi che propose e varò l’amnistia del 22 giugno 1946 e così:

Belardinelli Francesco, pubblico ministero del tribunale straordinario che ordinò la rappresaglia, condannato alla pena di morte non morì a seguito di quella condanna, perché era  latitante . La Corte di Cassazione il 14 febbraio 1949 annullò la sentenza e rinviò per nuovo esame alla Corte d’assise di Viterbo.

Nicolini Santamaria Camillo, accusato di aver presieduto, nella sua qualità di questore, il tribunale straordinario che ordinò la rappresaglia, condannato alla pena di morte sopravvisse perché latitante. Il 4 dicembre 1947 la Corte di Cassazione annullò la sentenza per deficiente ed erronea motivazione circa la configurazione giuridica del reato e sul diniego delle attenuanti generiche e rinviò gli atti alla Corte d’assise di Roma.

Mariani Vittorio, membro del tribunale straordinario, condannato alla pena di morte sopravvisse perché contumace. La Corte di Cassazione il 14 febbraio 1949 annullò la sentenza e rinviò per nuovo esame alla Corte d’assise di Viterbo.

Tarsia Alfredo, ten. Col. Del III° Reggimento bersaglieri, membro del tribunale straordinario, condannato a 16 anni di reclusione presente in aula. Il 4 dicembre 1947 la Corte di Cassazione annullò la sentenza per estinzione del reato a seguito di amnistia.

E ancora:

Solaro Carmelo, tenente della X Mas, accusato di aver fatto parte del tribunale straordinario che ordinò la rappresaglia, condannato il 27 ottobre 1945 a16 anni e 8 mesi. La Corte di Cassazione il 3 settembre 1946 annullò la sentenza e rinviò per un nuovo giudizio alla Corte di Assise Speciale  di Como.

Angelo Vergani, quale ufficiale della BN “Aldo Resega”, imputato per aver preso parte alla fucilazione avvenuta all’Arena di Milano, venne assolto il 22 ottobre 1947 per insufficienza di prove e immediatamente scarcerato.

ottolenghi giuseppe (2)

Al cimitero Maggiore (Musocco) di Milano, nel campo 64, vi è tumulata la sua salma.

Recentemente su un blog intitolato ad Aldo Resega è comparso uno stralcio del suo testamento spirituale

« Se dovessi cadere lasciate che il mio sacrificio, come quello di tanti altri Martiri, rappresenti semplicemente il pegno della nostra rinascita. La tragedia dell’Italia vorrà forse il mio sangue? Io l’offro con l’impeto della mia fede. Lasciate che sgorghi senza equivalente, senza rappresaglie e senza vendetta. Così soltanto sarà caro e fecondo per la mia patria: dono e non danno, atto d’amore e non fomite d’odio, necessità di dolore e non veicolo di disunione maggiore. »

(Aldo Resega nel suo testamento spirituale)

Detto-fatto. I suoi camerati per rappresaglia uccisero 8 uomini, 5 dei quali sicuramente partigiani, che alla morte del federale non avevano partecipato.

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P. S.In questi giorni abbiamo appreso sulla pagina facebook di Michele Sacerdoti che un altro caduto per mano fascista abitava nella nostra Zona: in via Viminale 5.

Carlo Leone Mendel fu ammesso nel 1932 alla Scuola Normale di Pisa e conseguì nel 1937 la laurea in Fisica all’Università di Pisa con il massimo dei voti con una tesi sperimentale sulla propagazione della luce nei liquidi sottoposti ad ultrasuoni con relatore il prof. Luigi Puccianti. Il 1 gennaio 1938 vinse il concorso di ricercatore all’Istituto Elettrotecnico Nazionale Galileo Ferraris di Torino dove lavorò con Giancarlo Vallauri e Romolo Deaglio ma lo dovette lasciare il 31 dicembre 1938 in seguito alla promulgazione delle leggi razziali, essendo di origine ebraica. Lavorò fino al 1941 a Milano alla Magneti Marelli come ricercatore e alla Mial dal 1941 al suo arresto nel 1943 dove si dedicò allo studio e progettazione di strumenti di misura, in particolare oscillatori e oscillografi. Nel 1940 entrò a far parte di un gruppo di giovani comunisti diretto da Mario Braida e Walter Rubini che diffonde volantini antifascisti davanti alle fabbriche di Milano. Dopo l’8 settembre 1943 prese parte alla lotta di liberazione aderendo ai primi gruppi partigiani comunisti milanesi. Il 26 ottobre sera venne arrestato dai tedeschi in seguito alla denuncia di una spia infiltratasi come agente provocatore esortando a raccogliere armi e poi denunciando tutti. Viene trovato in possesso di armi e radiotrasmittenti. Stava costruendo il tredicesimo apparecchio trasmittente che doveva servire come gli altri a collegare i primi gruppi sparsi in montagna. Abitava a Milano in via Viminale 5.

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