Nel linguaggio politico, il termine fascio è un’estensione del suo significato figurativo di «gruppo compatto» ed è stato usato, dalla metà del 19° secolo, per indicare le organizzazioni di base e i raggruppamenti a carattere rivoluzionario, in ispecie: socialisti, sindacalisti e repubblicani.
La prima pagina che riproduciamo qui a fianco è un numero speciale, edito per il 1° maggio 1890, de IL FASCIO OPERAIO, organo di stampa del Partito Operaio Italiano, interamente dedicato agli effetti positivi che l’introduzione delle 8 ore di lavoro avrebbero prodotto nel mondo del lavoro (1).
La data del 1° maggio fu indicata da una risoluzione del Congresso di Parigi della II° Internazionale (13-21 luglio 1889) (2)
a seguito di una eguale decisione presa dall’American Federation of labour, durante il suo congresso del dicembre 1888, tenuto a Saint Louis (Missouri).
A Chicago il primo maggio 1886 fu indetto un grande sciopero che rivendicava la riduzione dell’orario del lavoro a 8 ore. Nei giorni successivi vi furono altri scioperi e manifestazioni sino ad arrivare al 4 maggio quando la polizia sparò sui dimostranti e una bomba esplose uccidendo degli agenti. L’11 novembre di quello stesso anno 7 anarchici, anche se non vi erano prove che avevano compiuto l’attentato, furono giustiziati.
Sono passati molti anni e poichè anche noi ne abbiamo assai non possiamo che parlare del presente ricordando il passato. Lo facciamo lievemente prendendo a prestito due cantautori: Fabrizio De Andrè, che ci pare sia stato profetico quando cantò Canzone di Maggio,
così come un cattivo maestro è stato Giorgio Gaber che a proposito “dello scalo ferroviario di Lambrate” disse sciaguratamente
“… la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione.”
Oggi sappiamo che partecipare alle riunioni, ai questionari, agli incontri con gli esperti, realizzati da organismi più o meno rappresentativi e comunque non dotati di poteri decisionali, non ci rende liberi. Ma fa dire a chi decide che noi abbiamo deciso!.
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1) Di seguito riproduciamo i testi degli articoli apparsi sulla prima pagina del giornale. Significativo è l’incipit dell’articolo che compare a destra, dal titolo IL LAVORO ECCESSIVO e la giornata di otto ore
Il lavoro è un dovere, ma lavorar troppo è un delitto.
Oggi viviamo in una Repubblica fondata sul lavoro. Ma abbiamo tassi di disoccupazione altissimi e chi lavora è costretto a fare più delle 8 ore!
Recentemente il popolo italiano ha bocciato la riforma della Costituzione. Quando la Costituzione sarà applicata?
AGLI OPERI ED OPERAIE D’ITALIA
Compagni e Compagne!
Oggi, 1° maggio 1890, la classe lavoratrice afferma, per la prima volta, con manifestazioni,
varie secondo i luoghi, ma che, in complesso, sono un grandioso, imponente plebiscito in tutto il mondo civilizzato, afferma, diciamo, la giustizia e l’urgenza di una grande rivendicazione operaia di carattere economico, morale, universale.
La riduzione della giornata di lavoro a 8 ore: ecco lo scopo di questa solenne manifestazione della volontà e della forza del proletariato militante per la sua completa emancipazione.
Compagni e Compagne !
Colla giornata di 8 ore di lavoro aumenterà il bisogno di lavoratori, e molti, che oggi
sono condannati alla disoccupazione, troveranno il desiderato lavoro.
Colla giornata di 8 ore di lavoro, aumentati i lavoratori, sarà aumentato il numero dei
consumatori. Consumo aumentato vuol dire aumentata la domanda dei prodotti e
conseguentemente aumentata la richiesta di operai che lavorano e producono.
Colla giornata di 8 ore di lavoro, aumentata la richiesta di operai, i salarii aumenteranno
essi pure.
Colla giornata di 8 ore di lavoro, avremo 8 ore di riposo e 8 ore per istruzione, educazione e ricreazione.
Colla giornata di 8 ore di lavoro la nostra salute sarà meglio garantita e la nostra vita
sarà prolungata.
Colla giornata di 8 ore di lavoro le nostre menti e i nostri affetti si svilupperanno
accrescendo in noi i più squisiti elementi della dignità umana e i più elevati fattori di
civiltà.
Colla giornata di 8 ore di lavoro la famiglia dell’operaio funzionerà secondo le legge
naturali degli affetti e secondo i fini che la famiglia deve avere nel mondo.
Colla giornata di 8 ore di lavoro i nostri figli troveranno nell’amore della propria
madre e negli insegnamenti della scuola la sicura preparazione di un avvenire degno
dell’uomo.
Colla giornata di 8 ore di lavoro le nostre associazioni, le nostre organizzazioni, le
nostre arti e mestieri prenderanno quel rigoglioso sviluppo, che è richiesto da una civiltà
migliore dell’attuale.
Colla giornata di 8 ore di lavoro gli operai cesseranno d’essere strumenti in completa
balia d’altrui e cominceranno veramente a sentirsi uomini e a valere come tali.
Compagni e Compagne !
La rivendicazione delle 8 ore di lavoro, conquistata colla nostra intelligenza, colla
nostra costanza, cole nostre forze e virtù, sarà la prova più grande e indiscutibile che
siamo degni di quella completa emancipazione, che è la meta di tutti i nostri desiderii.
Evviva la solidarietà operaia universale !
Alessandria, dall’Uffico del Comitato
IL COMITATO CENTRALE
D E L P A R T I T O O P E R A I O I T A L I A N O
Scoffone Ernesto, barbiere – Griggi Vincenzo, orefice – Sacco Paolo, orologiaio
Demicheli Filippo, meccanico.
IL LAVORO ECCESSIVO
e la giornata di otto ore
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Il lavoro è un dovere, ma lavorar troppo è un delitto.
Il primo obbligo infatti che ogni uomo ha verso se stesso, ed anche verso gli altri, è quello di conservarsi in salute perchè soltanto colla salute un individuo può provvedere al mantenimento proprio e della famiglia ed essere utile e non di peso al prossimo.
Ma come mai può a lungo mantenersi sano colui che lavora eccessivamente, al di la delle sue forze, 10 o 14 ore al giorno?
Sapete voi quante povere famiglie rimangono prive del loro capo, quante misere donne sono vedove e quanti disgraziati fancilulli restano orfani nel pianto e nella miseria, non
per un decreto inesorabile della natura e di un << dio >> crudele, ma semplicemente perrchè il lavoro eccessivo ha ucciso il padre loro, il loro marito, il loro capo?
I lavoratori, che non conoscono generalmente neppure i più elementari principii della fisologia e dell’igiene, non se ne accorgono e non lo sanno: ma col lavoro eccessivo essi si
ammaestrano oncia ad oncia, compiono un vero sebbenne lento suicidio, e sono quindi spessissino, la causa principale del lutto e della rovina delle loro famiglie.
Non è questo un delitto che essi commettono quantunque senza volerlo?
E mentre la salute se ne va essi perdono via via la bellezza (domandatelo specialmente ai contadini e alle contadine già vecchi a 30 anni), perdono, per la debolezza crescente, la
volontà e l’attitudine al lavoro, che vanno poi a cercare inutilmente negli eccitanti, nel vino e nei liquori, precipitando fatalmente nella via del vizio : perdono la serinità d’animo e la
bontà e mutano in inferno gli ultimi anni della loro vita e l’e sistenza dei loro cari.
Non solo: il lavoro eccessivo – che è un peccato contro natura e che come tale non resta e non può restare impunito – li danneggia e li abbrutisce anche per un altro verso. Li mette
nell’impossibilità di godersi quel riposo e quelle civili ricreazioni in cui l’animo si compiace e si nobilita; e peggio ancora, impedisce assolutamente che essi si istruiscano condannandoli così ad uno stato d’inferiorità forzata, scavando in abisso intellettuale fra loro e le classi colte, e creando delle masse quasi brute, ignare di tutto laddove potrebbe essere un popolo lieto e bello di operai pienamente conscii dei loro diritti e doveri, istruiti e, per ciò solo, infinitamente più produttivi.
Oltre al suicidio fisico i lavoratori commettono dunque col lavoro eccessivo anche un suicidio morale e intellettuale. –
Ed ecco un secondo e non meno grave delitto. E non basta.
Colui che lavora eccessivamente ruba il pane ad altri compagni suoi che per cagion sua resteranno disoccupati, soffrendo e facendo soffrire alle loro disgraziate famiglie tutte le
pene indicibili che l’ozio forzato porta nelle case degli operai.
Lo abbiamo detto altre volte. Se il proprietario o il capitalista hanno bisogno, supponiamo, di far lavorare 16 ore al giorno e se il lavoratore si adatta bestialmente ad un orario così
lungo, naturalmente il proprietario o il capitalista ……
2) Manifestazione internazionale del 1° maggio 1890
Una grande manifestazione sarà organizzata per la data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi….