POVERO DON ELIA MANDELLI !

IMG_2396wChi è solito andare ai giardinetti di via Conte Rosso, dal 2011, vede che i muri perimetrali dello stesso sono stati affrescati grazie all’opera pubblica collettiva realizzata da qualche decina di persone che sotto la guida di Omar Hassan, l’hanno realizzata dedicandolo a … “tutte le persone del quartiere, in particolare a Marco Zuanazzi in arte Kiere…
Ne abbiamo parlato in un articolo di un po’ di tempo fa (vd.).
A cinque anni da quella realizzazione amata e invidiata da chi passa per via Conte Rosso, con una decisione sorprendente, il gruppo dirigente del Circolo Acli, che dalle sue finestre vede il giardinetto, ha inoltrato la richiesta di stravolgere la storia recente di quel luogo per intitolarlo alla memoria di Don Elia Mandelli.
IMG_2421wIl primo passo lo hanno fatto presentando formale richiesta alla commissione competente del Municipio 3. Accolta è stata calendarizzata  e approvata il 24 novembre dal Consiglio di Municipio 3 a maggioranza (17 voti favorevoli). Tale proposta potrà essere fatta propria dalla giunta Comunale e in caso affemativo povero Don Elia Mandelli!: alcuni dei suoi parrocchiani, contraddicendo la sua opera pastorale, con uno zelo degno di migliore causa, non paghi di avere posto una lapide in suo ricordo sulla facciata del Circolo, ora vogliono … allargarsi.
Noi non abbiamo conosciuto personalmente Don Elia Mandelli. Ma da quanto riportato da chi ha inoltrato la richiesta di cambiare il senso di appartenenza a quel luogo temiamo che in Paradiso la notizia non l’abbia accolta in modo gioioso.

donw

Lapide posta sulla facciata del Circolo Acli in via Conte rosso 5

Nato a Miiano il 23 novembre  1924 deceduto a Lambrate il 10 settembre 2003. Parroco della comunità di San Martino a Lambrate dal 1967 al 2000, fin dagli esordi del suo impegno ecclesiale ha improntato il suo apostolato a criteri di apertura, sensibilità e spiritualità.
Coerente con il suo approccio derivato dall’esistenzialismo di matrice cristiana Don Elia ha individuato nell’impegno la chiave per dare un significativo gioioso alla vita e strumento essenziale per vincere lo sconforto e le difficoltà dell’esistenza.
Sintomatico a questo proposito è il suo intervento durante i festeggiamenti per il 25° anniversario di attività alla parrocchia di San Martino. In quell’occasione Don Ella mise in evidenza il significato della duplice speranza cristiana come fondamento dell’impegno sociale: “… la sola speranza dell’altra vita potrebbe essere motivo di disimpegno, la sola speranza di questo mondo un’utopia irraggiungibile, ma la speranza di igliorare il più possibile questo mondo perché si realizzi nella pienezza nell’aldilà è un motivo valido per il nostro impegno”.
Coerentemente con i valori evangelici ha sempre posto al centro della propria azione un’elevata capacità di ascolto dei bisogni degli abitanti del quartiere senza alcuna distinzione fra credenti e non credenti, con l’obbiettivo costante di sviluppare il dialogo tra tutti e di vincere, come lui stesso affermava: “… la solitudine malattia del nostro tempo”.
Ben nota, a chi l’ha conosciuto in prima persona, la sua attenzione alle esigenze degli “ultimi”. Era prassi quotidiana per lui la visita al più bisognosi cosl come la solidarietà concreta alle maestranze impegnate negli aspri conflitti sociali che caratterizzavano la Lambrate operaia di quelli anni. In quelle occasioni non faceva mai mancare Il suo apporto nel rasserenare gli animi, grazie alla sua moderazione e alla elevata capacità di mediazione.
Esemplare poi il suo impegno nell’affrontare i problemi dell’immigrazione. In un momento di particolare criticità abitativa non esitò a mettere, a disposizione, come rifugio temporaneo, i locali del cinema parrocchia vincendo le perplessità degli stessi parrocchiani. Tale gesto clamoroso ottenne il risultato di porre il problema all’attenzione dei media favorendo, allo stesso tempo, l’intervento della pubblica amministrazione per la risoluzione del caso.
In un momento di profonda trasformazione del nostro tessuto sociale, alle prese con una crisi economica strutturale che impone un cambiamento degli stili di vita, risultano di grande attualità il messaggio e l’impegno di Don Elia. Per mantenere vivo il suo ricordo e a titolo di ringraziamento per il suo impegno al servizio della comunità lambratese si ritiene opportuno dedicare il parco giochi di via Conte Rosso alla sua memoria.
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P. S. Poichè su uno dei tanti siti Facebook che si identificano più o meno in senso lato a Lambrate e ai suoi abitanti l’articolo ha suscitato alcune osservazioni le riportiamo

Marta Casati scusate ma voi Omar e Don Elia li conoscete e conoscevate?
1 dicembre alle ore 11:35
Paolo Bertazzi Paolo Bertazzi Narra una vulgata che noi, al giorno d’oggi, possiamo dire di conoscere, probabilmente, mezza popolazione del globo o tutta la popolazione del globo.
Faccio un esempio nell’articolo è scritto noi non abbiamo conosciuto personalmente don Elia. Ma se restiamo nel campo della conoscenza, in senso lato, lo abbiamo conosciuto perchè conosciamo alcuni/molti di coloro che frequentano il circolo delle ACLI.
Noi, per restare a Lambrate, non abbiamo conosciuto personalmente Fidel Castro ma abbiamo conosciuto Arnaldo Cambiaghi (lambratese doc) che da ultimo è stato presidente dell’associazione Italia Cuba.
Noi non abbiamo conosciuto personalmente Omar Hassan ma a seguito dell’articolo che abbiamo pubblicato sul Giardinetto di via Conte Rosso ci ha scritto un post di ringraziamento con il link del suo sito.
In poche parole ci conosciamo tutti. Ma non per questo se qualcuno ha fatto qualcosa di buono in vita lo dobbiamo santificare prevaricando quello che altri hanno fatto (mi riferisco a Omar e a tutti quelli che hanno realizzato il dipinto nel giardinetto). Il giardinetto è stato dedicato ai lambratesi indipendentemente dal loro credo religioso e politico. Facciamo che sia vissuto da tutti i lambratesi come uno spazio comune.
Paolo Bertazzi Paolo Bertazzi cos’era un referendum?
Marta Casati Marta Casati no una semplice domanda ma mi sa che tu sei preso da altro ciao e scusa il disturbo 1 dicembre alle ore 16:54
Paolo Bertazzi Paolo Bertazzi nessun disturbo. E stato un piacere.Ciao
Gabriele Delfini Gabriele Delfini Non ho mica capito…. il problema sarebbe?
Roberto Bressani Anche in questo caso mi sembra che tu scriva cose di cui si fatica a comprendere il senso. Che cosa c’entra l’opera meritoria di don Elia, sviluppatasi a Lambrate nell’arco di decenni e dunque degna di celebrazione, con il murale di Omar Hassan ed altri ? I giardinetti ospitano il murale, che è dedicato a Marco Zuanazzi e ad altri, ma non sono intitolati ad alcuno a quanto mi risulta; quindi dove è il problema se le Acli chiedono di intitolarli ad un sacerdote conosciutissimo a Lambrate ? Quale sarebbe la prevaricazione ? Mi sembra che nessuno abbia parlato di cancellare il murale, che può benissimo rimanere con la firma dell’autore e le dediche e non perderà un briciolo della sua bellezza in un giardino intitolato ad un sacerdote.
Paolo Bertazzi Paolo Bertazzi Sgombriamo il campo da un equivoco.
Il circolo Acli è una associazione aggregativa che ha più di 600 iscritti. Ne ha più del circolo 02PD di via Eustachi. E’ forse la realtà associativa più numerosa del Municipio. Ma non è l’ombelico del mondo ne di Lambrate. Non rappresenta tutta Lambrate e i lambratesi. Ospita molte energie che autonomamente si aggregano e trovano “accoglienza” nei suoi spazi. E in questo è stata ed è la sua forza. Nelle ultime amministrative ha espresso il presidente del Consiglio di Municipio presentatosi come indipendente, presumo, nelle file del PD e un consigliere anch’egli presentatosi nelle file del PD.
Il 14 ottobre ultimo scorso durante un incontro pubblico vi è stata la consegna del Premio don Elia Mandelli, giunto alla sua 5a edizione, che è stata un’occasione per chi ha realizzato quell’incontro di ricordare la figura di don Elia Mandelli che ha “accompagnato per tantissimi anni la nostra Comunità e il nostro Circolo”, così veniva detto nella locandina di invito a quella serata.
Ebbene la figura di don Elia è significativa per la Comunità della parrocchia che ha governato e per il Circolo Acli che gravitava intorno alla sua figura. E’ stata di esempio e ancora lo è per quella Comunità e per quel Circolo.
Ma oltre alla Comunità e al Circolo ci sono anche gli ALTRI, come li chiami tu. Gli altri che sono quelli che non hanno voce, perché non hanno rappresentanza, o sono distanti perché non tutti hanno il “dono” della fede.
E tu, per una volta che le patrie istituzioni si erano dimenticate di mettere una targa, agli altri, con spirito misericordioso, dici: mo’ ve beccate questa targa.
Il giubileo è durato poco!
Forse ti può interessare sapere come è nato il murales

Marco Redelparco Marco Redelparco Sono il nipote di Don Elia, Marco Fasoli cellulare 3402678059, va tutto bene, non ho nessuna presa di posizione, tutto ciò che mio zio Don Elia Mandelli ha fatto per gli esseri umani non sarà mai dimenticato, indipendentemene dall’arredo urbanistico, Hasta la libertà siempre ! Marco.
· 8 h
Massimo Spotti Massimo Spotti Io sono nato a lambrate non ci vivo più ma ci ruoto intorno e per il mio parere ma penso anche di tutti i lambratesi che hanno conosciuto Don Elia e con lo stesso marco Fasoli che siamo cresciuti insieme sfido chiunque nato a lambrate credente o non a non riconoscere la figura di don Elia e di non volergli intitolare qualche cosa nel suo quartiere !! Scusate il post che di solito non scrivo ma nn esiste criticare un’intitolazione a don Elia e se le Acli hanno avanzato questa richiesta io penso che se non fosse sufficienza raccogliamo le firme di chi è nato a lambrate e ci vive o ci è vissuto !!!!
 8 h ·

Gabriele Delfini Gabriele Delfini Definiamo Lambrate e i Lambratesi… se non sei nato e cresciuto nel cuore del vecchio comune di Lambrate stanne fuori è una discussione che non ti appartiene e fai brutta figura…

foto di Gabriele Delfini.
7 h ·
Sergio Dacco' Sergio Dacco’ Se c’è da firmare sono pronto
 7 h

Un ricordo di don Elia, questo piccolo grande parroco, è sempre doveroso. Anzi, automatico, nella mia mente, non appena vedo spuntare il campanile di S. Martino e mi assale un’ onda di dolci, spettrali ricordi. La Lambrate di oggi è irriconoscibile. Quella di allora la abitavano autentiche sagome, che avrebbero potuto recitare benissimo, a soggetto, nel teatro dialettale. Con la quasi certezza di far morire d’ invidia il Tecoppa.
E questo è il tesoro della mia vita a Lambrate, quel natio borgo selvaggio di cui vado fiero,

don-elia

Ildefonso Galli I miei con Don Elia in una lontana Pasqua.

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