Immaginate di prendere la line 2 della metropolitana e di scendere alla fermata di Crescenzago. Il primo impatto non è dei più bucolici. Usciti dalla stazione vi incamminate verso l’unica via percorribile, via Rubino. Alla vostra destra vi è un immenso parcheggio d’auto, quasi vuoto, gestito da Atm, con un orario improbabile: chiude alle 8 di sera; a sinistra vedete la prima delle quattro case costruite dal cumenda Angelo Rizzoli per i suoi operai e impiegati, quando ha trasferito i suoi stabilimenti a cavallo degli anni ’50 e coltivava il sogno di fare un quotidiano.
Arrivati all’incrocio con le vie Civitavecchia e Rizzoli: a destra vedete le case minime di via Civitavecchia, costruite dopo la guerra a cavallo tra gli anni ’40 e ’50, per dare un alloggio agli sfollati, e recentemente bonificate perché oltre ad essere ormai fatiscenti avevano i tetti di amianto; a sinistra vedete la storica sede della Rizzoli apparentemente intatta ma all’interno, forse per evitare appropriazioni indebite, o immaginando qualche remunerativa speculazione, è stata messa fuori uso dalla proprietà. Operazione poco lungimirante poiché ancora oggi coloro che erano stati “sfrattati” da via Idro entrano da un cancello chiuso con un lucchetto e vi scorrazzavano in lungo e in largo; di fronte vedrete la facciata di un palazzo dall’aspetto gradevole frutto quasi unico di edilizia sociale, avvenuta in questi anni di speculazione edilizia e di carenza di abitazioni. Un misto di edilizia pubblica con canoni di affitto convenzionati, calmierati, assistiti ovvero un gran casino. Un progetto esteticamente ambizioso miseramente naufragato per via del fatto che era anche estremamente oneroso e che da subito è divenuto una delle tante opere pubbliche incompiute.
Gli architetti fanno il loro lavoro con parole e plastici trasformano la realtà in virtuale; i politici solleticati dal potere che gli deriva dalla carica che ricoprono pensano di entrare nel guiness dei primati e non capendo niente (ad essere benevoli) indicono bandi e fanno vincere progetti che con la realtà si debbono confrontare e miseramente naufragano.
Dietro a questo bel palazzo di 8 piani, nel quale alcuni inquilini pagano anche 1000 euro al mese di affitto, ve ne sono altri 3 + 1 più bassi, occupati da famiglie che avevano partecipato al bando di assegnazione degli alloggi e che entrate in graduatoria pagano 600 euro di affitto (una quarantina); poi vi sono una moltitudine di famiglie che non essendo stati assegnati molti appartamenti, pagano un canone sociale di 100 euro al mese: sono gli sfrattati.
A chi aveva partecipato al bando di concorso per l’assegnazione dell’alloggio era stato promesso che “nel quartiere” sarebbe stato attivato un asilo nido, e vi sarebbe stata una “casa dell’acqua”.
Della casa abbiamo già scritto in un altro articolo (vd.) il nido è stato occupato da MM casa che ne ha fatto un suo ufficio. MM casa è il nuovo gestore del patrimonio edilizio del Comune di Milano: è subentrata ad ALER.

Quel che doveva essere un poliambulatorio
Cosa abbia combinato nell’anno e mezzo di sua gestione non è dato sapere; o meglio plasticamente lo si può vedere girando nel cortile del quartiere: ha occupato l’altro negozio/locale che avrebbe dovuto diventare uno studio medico considerato che da Cimiano a Gobba vi è un solo medico della mutua. Lo ha occupato perché doveva fare il censimento delle case che deve amministrare. Il censimento doveva finire ad aprile. Ma verba volant le pratiche da smaltine restano: sono ancora più di 1700 per cui …
Ma come sta amministrando MM casa il quartiere?
Ne abbiamo avuta una plastica visione in occasione della I° edizione dell’OPEN HOUSE MILANO alla (ri)scoperta dell’architettura. Nell’occasione dovevano esserci delle visite guidate. Alle 10 in loco era presente uno dei progettisti che dal basso ha descritto i fabbricati: non aveva le chiavi per fare vedere altro. Portato a spiegare perché la casa dell’acqua non è stata realizzata se l’è cavata con un’ovvietà: mancanza di volontà politica. Alle 11 del mattino, per sopraggiunti impegni, ha lasciato due studentesse di architettura volontarie che nulla sapevano. In compenso alcuni abitanti del quartiere avevano le chiave e molto sapevano (quello che prima vi abbiamo raccontato in gran parte ci è stato riferito da loro) ci hanno guidato a vedere una delle innovazioni creative del quartiere: i terrazzi con giardini pensili:
Non sappiamo se gli altri terrazzi siano anch’essi in questo stato manutentivo. Di certo il terrazzo sul palazzo più alto si trova così:
A consolazione di tanta cura della cosa pubblica godiamoci un po’ il panorama
P.S.
Con encomiabile sollecitudine la Direzione Centrale Casa e Demanio
Settore Politiche per la Casa e Valorizzazione Sociale Spazi
a firma del direttore di settore Achille Rossi
in data 15 maggio 2015,
facendo riferimento alla deliberazione di Giunta Comunale n.1978 del 28/09/2012 nella quale venivano approvati i criteri per l’utilizzo e la concessione d’uso d’immobili di proprietà comunale al fine di avviare progetti finalizzati allo sviluppo di attività culturali, sociali ed economiche,
ha emanato un bando dal titolo
AVVISO PER L’ATTIVAZIONE DI UN’INDAGINE ESPLORATIVA FINALIZZATA ALL’ACQUISIZIONE DI MANIFESTAZIONI D’INTERESSE CONTENENTI SOLUZIONI TECNICO – GESTIONALI PER IL RECUPERO E LA VALORIZZAZIONE DI N. 3 UNITA’ IMMOBILIARI SITI IN VIA CIVITAVECCHIA N. 108 – MILANO (ZONA 3).
Nella quale veniva ben specificato che:
… “La presente indagine non è in alcun modo vincolante per il Comune di Milano e i soggetti che risponderanno al presente avviso non matureranno alcuna posizione di vantaggio o prelazione nell’ambito di future procedure di assegnazione/concessione, a esito della presente procedura non è prevista la formulazione graduatorie di merito o l’attribuzione di punteggi. Le proposte pervenute, tuttavia, potrebbero formare oggetto di consultazione con il pubblico.”…
E così tra criteri approvati e indagini non vincolanti ciò che appare chiaro è che ne Nido, ne Casa dell’acqua ne Ambulatorio verranno realizzati e proposte alternative sono di là da venire, con buona pace dei residenti e del patrimonio edilizio del Comune che con questo andazzo non può che andare ulteriormente in malora.