Nato a Voghera il 3 dicembre 1920 e residente a Voghera. Dopo l’armistizio dell’8 settembre ’43, insieme ad Angelo un suo fratello minore che sarà deportato in Germania, aderisce alla Resistenza. Viene inquadrato nella Divisione Aliotta, Brigata Crespi. E dopo avere partecipato attivamente alla Resistenza nell’Oltrepò, alla fine del grande rastrellamento dell’inverno ’44-’45, si trasferisce a Milano ed entra a fare parte di una formazione gappista.
Partecipa a un attentato insieme a Luigi Franci, Maria Selvetti, Albino Ressi e Albino Trecchi (ne abbiamo scritto vd.). Tre dei suoi compagni: Franci, Selvetti, e Trecchi, muoiono subito; Ressi, poco dopo essere arrivato in all’ospedale; Arcalini, ferito, dice di essere un passante e fornisce false generalità. Portato all’Ospedale di Baggio, ormai convalescente, viene riconosciuto, catturato e incarcerato. Processato dice di avere conosciuto, sapendoli morti, Albino Ressi e Albino Trecchi e di avere vissuto in clandestinità, con il nome di Mario Rosati.
Insieme a Antonio Ghislandi viene accusato di avere partecipato alla perquisizione e rapina ai danni di Ines Zannini (spia e confidente fasciata).
Gislandi è condannato a 30 anni di reclusione; Arcalini alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena.
E’ fucilato, per mano di alcuni militi della Muti, al campo Giuriati il 18 marzo 1945.
Una via di Voghera porta il nome di Arcalini mentre il suo nome sino a poco tempo fa non compariva tra i partigiani uccisi al campo Giuriati, se non su un foglio apposto due anni orsono a seguito di una segnalazione fatta da un componente della nostra redazione che, nel documentare la storia delle lapidi che nella nostra Zona ricordano i caduti del periodo ’43- ’45, si accorse che l’Anpi di Voghera lo indicava come fucilato al Giuriati. Nel 2014 l’Anpi Lombardia ne ha ricostruito la vita e la morte.
Il 21 marzo 2015, vi sarà, in via Pascal, l’inaugurazione del nuovo monumento dedicato alla memoria dei 15 partigiani fucilati al Giuriati, e il suo nome vi comparirà.
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