18 marzo FAUSTO E JAIO

20160318

Era il 18 marzo, un sabato del 1978. Fausto era stato al parco Lambro, Iaio in centro con la ragazza.
Si erano dati appuntamento verso le 8 di sera per andare a cena a casa di Fausto: la mamma faceva il risotto.
Percorrevano via Mancinelli quando tre uomini, due con l’impermeabile il terzo con un giubbotto di pelle, li avvicinarono: poche parole e poi otto colpi calibro 32. Iaio morì subito, Fausto sull’ambulanza. Avevano 18 anni. Frequentavano il campetto di calcio dell’oratorio, il centro sociale Leoncavallo, che allora si trovava per davvero in via Leoncavallo.

Che gli autori di quegli omicidi fossero fascisti nessuno ebbe mai dubbi. Ci sono state inchieste, tante piste, tante storie ma nessuna verità inconfutabile.
Il 6 dicembre 2000 il giudice per le indagini preliminari Clementina Forleo emise il decreto di archiviazione nei confronti di Massimo Carminati* e Mario Corsi. C’era scritto: «Pur in presenza di significativi elementi indiziari a carico della destra eversiva e in particolare degli attuali indagati, appare evidente allo stato la non superabilità in giudizio del limite indiziario e ciò soprattutto per la natura del reato delle pur rilevanti dichiarazioni».
Nel 2001 Fausto e Iaio sono stati dichiarati vittime del terrorismo.

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* Il nome di Massimo Carminati (quello che oggi è agli onori della cronaca per Mafia capitale) è contenuto dai primi anni Novanta, nelle carte dell’inchiesta sul duplice omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci detto Iaio, avvenuto a Milano, in via Mancinelli, la sera del 18 marzo 1978 e rivendicato dalla “Brigata Combattente Franco Anselmi”.
Il 14 luglio 1997, il giudice Guido Salvini scrive infatti nell’ordinanza – sentenza N.271/80F: «Le caratteristiche somatiche e d’abbigliamento quantomeno di uno degli assassini di Fausto e Iaio sono decisamente compatibili con la persona di Massimo Carminati. L’impermeabile chiaro, indossato probabilmente da due degli aggressori, era del resto quasi una “divisa” per gli esponenti della destra romana. I collaboratori di giustizia Walter Sordi e Cristiano Fioravanti, sulla base di voci e di valutazioni di ambiente, hanno quindi indicato nel gruppo di Carminati il possibile responsabile del duplice omicidio di Milano.»

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