Il 14 maggio 2011 il sig. Gianni Petino diffuse sul web una petizione che raccolse 3 firme, una era la sua.
Ricordava che erano trascorsi circa 25 anni da quando piazza Fratelli Bandiera era stata rifatta: era stato costruito un parcheggio sotterraneo. Il parcheggio sotterraneo privato, realizzato da una cooperativa, probabilmente a compensazione degli oneri di urbanizzazione prevedeva la realizzazione di una fontana: e così è stato. Ma a detta del sig. Gianni la fontana ha funzionato solo pochi giorni e poi è rimasta, da allora, asciutta. In compenso, sempre a dire del sig. Gianni, a causa dell’innalzamento della falda acquifera gli ultimi due piani del parcheggio erano inagibili.
Nel gennaio 2012 il comune di Milano aveva stilato un documento in cui elencava i monumenti che “saranno ripuliti nelle prossime due settimane”. E tra questi figurava anche la fontana. Quanto al ripristino della stessa tutto dipende dalla proprietà del parcheggio sotterraneo privato
Oggi la fontana è nella piazza ad uso di piccioni di ogni specie e razza.
Così come lo è il monumento dello scultore Vincenzo Vela, che raffigura il medico, patriota, socialista e massone Agostino Bertani. Originariamente inaugurato il 5 maggio 1888, in largo Donegani, è stato tolto alla fine degli anni ’40, per fare posto al secondo palazzo Montecatini, progettato da Giò Ponti e realizzato nel 1951. Dopo che è stata demolita la scuola Barnaba Oriani, verso il 1970,
è stato collocato in piazza Fratelli Bandiera. A riprova che i monumenti non danno il nome alle piazze.
Al pari della fontana che sta ai suoi piedi il monumento, seppure ripulito nel 2012, oggi svolge la stessa funzione della fontana: è ad uso di piccioni di ogni specie e razza.
Ma non solo. La scuola Oriani è stata abbattuta per edificare una serie di edifici scolastici. E alle spalle del monumento si vede il loro stato di manutenzione. V’è quindi da pensare che vi siano delle priorità che non sono ancora state messe in atto.
Ma qualche dubbio sorge riferendoci al comportamento dei piccioni di ogni specie e razza. Di fronte alla scuola, al monumento, alla fontana, dall’altra parte della piazza, ci sono non già un filare d’alberi, ma un doppio filare, e delle “villette” d’epoca, dipinte con diversi colori, e disdegnate da piccioni di ogni specie e razza.
Ornitologi e sociologi non sanno spiegare il fenomeno. Così come gli storici non sanno spiegare le incongruenze riportate su una lapide posta su una delle villette
con un altra lapide presente in zona 3, posta in via Brosio 12, dove abitava
Non esiste mistero su chi ha scritto e interpretato, nel 1964, la canzone chiamata
Piazza Fratelli BANDIERA
A gh’era
in piazza Fratelli Bandiera
a gh’era
on veggètt che soo no s’el gh’aveva
vottant’ann
o giù de lì.
A gh’era
in piazza Fratelli Bandiera
a gh’era
on tocchell de giardin indove ‘l podeva
anmò tirà ‘1 fiàa
e stà giù a cicciarà.
Ma on bel dì a tutela del verde
hinn rivàa
e hann streppàa sù tuss coss
quatter piant i banchétt e la scesa
indove ‘l podeva anmò ciappà ‘1 fresch.
El veggètt
poggiàa a la ringhera
quand l’ha vist
l’è ‘ndàa giò come on sass:
un attacco di arteriosclerosi
così han detto el dì adrée a l’ospedal.
Vers sera
in piazza Fratelli Bandiera pien de macchin
gh’è on veggètt che ogni tant el dà foeura:
el se mett
propi in mezz
a la strada
al mett giò el so vasett de gerani
ona cadrega
e poeu ‘l vosa quand passa on quaj ghisa:
“Ohej, sent che arietta
che gh’emm
anca incoeu!”
I GUFI
Forse è anche il caso di ricordare che i giardini della piazza sono adesso intitolati all’agente di polizia Antonio Marino, ucciso nel 1972 da una bomba neofascista
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Gentile lettore
nel ringraziarla per avere sollevato la questione le facciamo notare che noi si parlava di misteri.
E sulla morte dell’agente Marino, avvenuta in via Bellotti il 12 aprile 1973 non vi è nessun mistero.
L’agente Antonio Marino è morto perché due giovani fascisti, Vittorio Loi e Maurizio Murelli, lanciarono delle bombe a mano una delle quali lo uccise. Antonio Marino, originario della provincia di Caserta, era nato il 10 giugno 1950, emigrato in Germania era rientrato in Italia arruolato nel 3° Celere, nel 1971.
Una bomba per uccidere deve essere fabbricata, innescata da una persona, e lanciata.
In sé una bomba non è neofascista o comunista o dell’Isis (per fare un po’ di attualità).
Il 12 aprile 1973 più bombe a mano SRCM, dall’acronimo di chi le fabbricava (la Società Romana Costruzioni Meccaniche) furono lanciate nel corso della giornata che vide contrapposti e scontrarsi la polizia e i fascisti di varia estrazione: tra questi ultimi vi era Ignazio La Russa.
In quella giornata gli epigoni dei fascisti invasero la Casa dello Studente di Viale Romagna, e vi praticarono atti di vandalismo, così come danneggiarono l’Istituto magistrale Virgilio, di piazza Ascoli.
Lungo via Bellotti, all’altezza di via Kramer, furono lanciate due bombe a mano SRCM Mod. 35 contro i celerini. Una bomba colpì un passante e un poliziotto, ferendoli. Marino fu colpito al petto dalla seconda bomba, e rimase ucciso sul colpo. Altri dodici celerini furono investiti da schegge e rimasero feriti.
Il sostituto procuratore della Repubblica Guido Viola, incaricato delle indagini, incriminò per Ricostituzione del Partito Fascista, reato punibile secondo la Legge Scelba, 70 manifestanti.
Il MSI nel tentativo di dissociarsi dai manifestanti mise a disposizione una taglia di 5 milioni di lire a favore di chi avrebbe permesso di identificare gli assassini. La notte stessa Gianluigi Radice, segretario del Fronte della Giuventù, rese una deposizione nella quale indicò in Vittorio Loi e Maurizio Murelli gli esecutori materiali dei lanci delle bombe. (Radice pare che abbia incassato i 5 milioni). Il 9 marzo 1977 Loi e Murelli furono condannati a 19 e 18 anni di carcere.
La Camera dei deputati negò l’autorizzazione a procedere nei confronti di due deputati missini che parteciparono alle manifestazioni.
La cerimonia di intitolazione dei giardini di piazza Fratelli Bandiera a Antonio Marino è avvenuta nel 2010, ad opera dell’allora assessore alla cultura Massimiliano Finazzer Flory, nel clima di sdoganamento dei fascisti. Egli ricordò come l’agente Antonio Marino “morì facendo il suo dovere contro la violenza e in difesa della legalità”.
Ovviamente, omise di dire chi erano stati coloro che materialmente compirono l’atto violento che lo portò a morte.
Detto questo sappiamo che Lei è attivo all’interno dell’ANPI di Milano. La questione è, come detto, materia per gli storici. Ma vivendo Lei in zona cosa può dirci delle due lapidi poste l’una in piazza Fratelli Bandiera e l’altra in via Brosio 12?
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