Agli inizi del ‘900 gli spazzini, aggregati alla Camera del Lavoro e riuniti in sezioni, erano presenti in gran numero in varie parti della città. Un gruppo di essi stanziava sui terreni dove ora vi è il II° villaggio operaio della Società Umanitaria, in viale Lombardia. Sfrattati per fare posto al villaggio, inaugurato il 21 novembre 1909, entrarono in agitazione così che il Municipio prese in affitto 25000 mq di un terreno oltre la ferrovia, di Piazza Sire Raul all’inizio dell’attuale viale Palmanova, allora frazione Rottole: un borgo oggi praticamente scomparso. Per meglio capirci sorse tra le attuali vie Pordenone, Plezzo, Palmanova e Tolmezzo.
Il villaggio degli spazzini era formato da due file di capanni tutti uguali, con tettoie fatte di lamiera ricavate da bidoni del petrolio, che servivano da rimessa e da locale per selezionare carta, stracci, metalli, ossa, vetro ecc..
Accanto a questi depositi vi erano delle baracche dove dormivano anche 8 persone. Inutile dire che le baracche erano prive di ogni servizio, per cui le condizioni igieniche erano disastrose. Vi bivaccavano centinaia di spazzini; disponevano di 300 carretti colore verde, di gerle, di pale e secondo le disposizioni comunali uscivano dal villaggio alle 02.00 del mattino per andare in città e ritornavano verso le 10.00. Il resto della giornata lo occupavano per fare la cernita di tutti i rifiuti.
Gran parte di loro, era gente che abitava in Brianza, fin quasi ai confini della bergamasca. Ciò dipendeva dal fatto che l’agricoltura a nord di Milano, a differenza di quella del sud (ricca di allevamenti), non disponeva di grandi quantità di materiale organico per la concimazione dei terreni per cui gli agricoltori brianzoli venivano a Milano per procurarsi gli scarti alimentari, utili a tale scopo.
Va da sé che gli spazzini di cui stiamo parlando non si occupavano della pulizia delle strade erano spazzini privati: erano el ruee de cà. Si occupavano di raccogliere la ruera: ovvero la spazzatura lasciata in un angolo del cortile dalle famiglie: entravano e raccoglievano la ruera per poi metterla nella gerla e quindi la riversavano sul carretto.
Nel tempo i rapporti tra i ruee e gli inquilini delle case mutarono: inizialmente, per potere entrare nelle corti delle case a raccogliere la ruera, i ruee portavano agli inquilini uova e pollame; poi, associati alla Camera del Lavoro, imposero una tariffa che variava a seconda del numero inquilini.
Tutto questo continuò sino agli anni ’20 inoltrati, ovvero sino a quando il Comune non si fece carico di organizzare la raccolta della ruera spostandone la raccolta verso Gobba.
-
Articoli recenti
- (senza titolo)
- 1 giugno LA FONTANA DI PINOCCHIO VANDALIZZATA
- 12 maggio NEL 2026 SUL TERRENO CHE OSPITO’ IL TENDONE DI X FACTOR CI SARA’ UN COMPLESSO RESIDENZIALE
- CHI SONO I PROPRIETARI DELLE PALAZZINE DI VIA FELTRE 27
- 27 aprile GRAZIE ALL’OLIMPICO SINDACO SALA
- 25 aprile ORA E SEMPRE RESI…
- 18 aprile PACK YOUR BIKE
- 7 aprile “IL NOSTRO RAID A SAN BABILA CONTRO I FASCISTI”
- 6 aprile – 30 maggio ANGELO MANGIAROTTI E L’IMMAGINAZIONE POLITECNICA: OPERE INEDITE E RITROVATE
- 1 aprile 2 PICCIONI CON UNA FAVA: IL BUCO E PIAZZALE LORETO
Archivi