Alle 12 e 22’ e 55”del 19 luglio, in una piccola valle laterale alla valle di Fiemme, collassano due bacini di decantazione e deposito scorie, costruiti nei pressi della miniera di fluorite di Prestavel, di proprietà Montedison. Il cedimento dell’argine del bacino superiore rovescia su quello inferiore l’enorme massa di limi depositati, che, mescolati ai materiali contenuti in quest’ultimo, si rovesciano giù per la valle fino all’abitato di Tesero, spazzando via ogni persona e ogni cosa. Muoiono 289 persone. Vengono distrutte 56 tra case e alberghi e 8 ponti: tutti travolti da 170mila metri cubi di materiale.
… E’ il presidente della Repubblica Francesco Cossiga, appena eletto, a recarsi tra i superstiti di Stava: «Sarà fatta giustizia, una giustizia non irata, ma serena e severa».
L’anno dopo, il processo di primo grado si chiude con alcune miti condanne.
Sarà solo per merito di un collegio di avvocati che, nel 1990, le responsabilità verranno accertate e la Montedison costretta a pagare un ragionevole compenso alle vittime… Il collegio legale viene continuamente attaccato dalla stampa di destra che definisce i suoi componenti «sciacalli».
Tra di loro, come perito, il geologo Floriano Calvino, fratello dello scrittore Italo. Questo l’inizio della sua relazione per la parte civile: «La colpa della catastrofica alluvione va ascritta principalmente alle dirigenze centrali, amministrative e tecniche, del settore minerario della società Montecatini, poi Montedison, e della società Fluormine: per aver promosso senza adeguato supporto tecnico- scientifico – dando così prova di negligenza, imprudenza, imperizia e inosservanza delle buone regole – la costruzione dei due bacini {…} in base a calcoli errati».(1)
In via Valvassori Peroni vi è il Centro Sportivo Scolastico intitolato a Gianfranco Zelasco (n. 15 dicembre 1928), preside della scuola A. B. Cairoli, perito insieme alla moglie Rita (n. 24 dicembre 1940) e al figlio Paolo (n. 11 maggio 1970), nel crollo della discarica*. Altre due persone della Zona morirono in quella circostanza: Motta Laura Giuseppina (n. 27 maggio 1934) Motta Ottorino Salvatore (n. 1° marzo 1926).
Nel settembre di quell’anno il giornale di Zona 11, la Piazza, così ricordava le loro vite.**
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1) da Enrico Deaglio Patria, 1978-2008 Fonti, curiosità e spunti di ricerca a cura di Andrea Gentile. il Saggiatore
*L’unica sopravissuta della famiglia fu Simona Zelasco (17 anni). Trenta anni dopo, il 19 luglio del 2015, i geologi italiani sono andati sul luogo del disastro e, tra altri, ha portato la sua testimonianza Simona:
Ad un certo punto sentimmo un rumore che diventava sempre più forte. Andammo tutti sul balcone di casa. Dinanzi a me c’era un’altra piccola casa e dentro c’era un bimbo. Alle 12 e 22’ e 55” l’onda di acqua, fango travolse e spazzò via tutto.
All’improvviso rimasi completamente sola, orfana, non sapevo cosa fare ed avevo 17 anni. La mia è stata una vita segnata dall’assenza. Dalla laurea alla prima delusione amorosa ho continuato ad essere orfana, non ho potuto condividere nulla di tutto questo con i miei affetti familiari più grandi.
A Stava ho perso i genitori, i fratelli. Credo che non esista una classifica del dolore però quanto è accaduto lascia un segno di ingiustizia e in me un senso di paura con delle tracce molto profonde.
**Marta Rossi Capolongo era consigliera e Claudio Saibene presidente della commissione Educazione del CDZ; Mario Miraglia, sarebbe diventato una decina di anni dopo Assessore del personale alla Provincia di Milano.
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