A proposito di un recente scritto di Antonella Bruzzese su CITTA’ STUDI E DOPO EXPO

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La erigenda, se non fosse fallito il costruttore, biblioteca di informatica e segreteria degli studenti, in via Celoria

Di indubbio interesse quanto scritto dall’assessore del Municipio 3 Antonella Bruzzese (1).
Qua e là ha integrato nel suo scritto quello che è stato il dibattito svoltosi la settimana scorsa in base all’ipotesi che alcune facoltà dell’Università Statale andranno sull’area EXPO.
E ha descritto la situazione in modo un po’ manicheo: Azzone è bravo Vago è cattivo, Maran è tra color che stan sospesi per fortuna c’è Balducci, sicuramente bravo.

Detto che per il post-evento di EXPO nulla era deciso – invero affermazione bizzarra contraddetta da un referendum – l’assessore Bruzzese ha sostenuto, nella descrizione a tutto tondo dei fatti che Azzone ha da par suo fatto il suo:
– il progetto del “Parco della Scienza, del Sapere e dell’Innovazione” può contare sui fondi del governo;
– su quelli del Patto per Milano firmato da Sala e Renzi, sia per lo Human Technopole sia per la creazione di una Zona Economica Speciale;
ha ricevuto le manifestazioni di interesse di attori privati come
Ibm, Roche, Bayer, Nokia,
ma anche dell’ospedale Galeazzi
e del Teatro alla Scala.

Una sequenza di fatti inoppugnabili: le promesse del governo e le manifestazioni di interessi di …!

Per introdurre quel che ha detto il rettore Vago la Bruzzese ha iniziato prendendo la questione alla lontana.
L’incipit “sul rettorato di Vago” è molto puntuale! Invece di riferire quanto ha detto ha riporta quanto “è stato scritto” (da chi? ndr.) sul suo operato: “è caratterizzato dalla volontà di promuovere lo sviluppo dell’università anche attraverso operazioni immobiliari (vedi il trasferimento entro il 2018 di Veterinaria a Lodi)”.
Ma è vero?
Si da il caso che il progetto di trasferimento di Veterinaria a Lodi sia antecedente alla nomina del rettore Vago. Il Polo didattico-scientifico di Lodi è un progetto che prende le mosse nel 1998; si sviluppa nel tempo sino a essere tramutato in un accordo di programma (2009) che sotto il rettorato di Vago è stato riconsiderato (2014) (vd.).
Alla luce di questa semplice osservazione parrebbe che Università Statale sia capace di ridefinire le proprie ambizioni, col mutare delle condizioni.
Invero potrebbe essere che non ha capacità di programmazione a lungo termine; non ha una visione lungimirante, ha un punto di vista che non prende in considerazione le conseguenze delle scelte fatte per chi è considerato parte di un contesto di scena (le persone che vivono nei territori in cui l’università è collocata).
In ogni caso il discorso fatto dall’università sul trasferimento a EXPO da qualche tempo non è vago. A riprova vi è che quando l’università ha dichiarato un suo interesse a trasferirsi sull’area EXPO, posizione ribadita non più tardi di ieri, nella seduta del Senato Accademico, il rettore Vago ha sempre affermato che condizione irrinunciabile per il trasferimento delle facoltà della Statale da Città Studi era ed è il finanziamento pubblico a fondo perduto per parte della somma complessiva necessaria. In questo mese e ieri ha precisato che  l’impegno in questo senso deve essere inserito nella legge di stabilità 2017.

Di Maran si è già detto altrove e Antonella Bruzzese correttamente riferisce che secondo il nostro   “… la scelta finale sarà in capo all’Università Statale e se il finanziamento pubblico e il trasferimento saranno confermati, lavorerà (il Comune ndr.) per supportare tale scelta.”
Ma Antonella Bruzzese se da un lato trae le conseguenze a cui l’affermazione di Maran induce “Il futuro di questa parte di città dipenderebbe dunque da logiche che non riguardano il quartiere” ad essa non si oppone restituendo a Maran la parola poiché il nostro è uomo dotato di coerenza logica al punto che ha espresso la volontà chiara di confermare la vocazione a servizi pubblici, universitari e ospedalieri del quartiere: “nessuno pensi di sostituire strutture ospedaliere e universitarie con residenze private.
Il punto è capire in che modo a servizi che se ne vanno subentrano servizi nuovi”
Domanda priva di senso.
Se Città studi non sarà più sede delle facoltà scientifiche della Statale lo sarà in virtù del fatto che qualcuno avrà comperato gli spazi fisici da queste occupati perché il rettore Vago ha bisogno di mettersi in saccoccia 120 milioni ricavabili, a suo dire, da quella vendita per potere sostenere parte della spesa di quell’esodo.
Ma se ciò è vero come è vero la domanda corretta è: chi è quello speculatore che anticipa 120 milioni e aspetta che le facoltà scientifiche si siano trasferite sull’area di EXPO in virtù del fatto che esiste un studio della Boston Consulting Group dal quale emerge che l’opzione più vantaggiosa per l’Università Statale è quella di trasferirsi nel nuovo campus e ciò consentirebbe che il trasferimento avvenga solo dopo che il campus a EXPO è terminato?

Per avere la risposta dovremo aspettare di sapere chi sarà il vincitore del superenalotto.( A oggi il montepremi è di 159.900.000 euro).

P. S. Dimenticavamo il prode Balducci e la sua corte. A lui Giuseppe Sala ha demandato il compito, così riferisce Antonella Bruzzese, di “fare una riflessione strategica su Città Studi”.

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1) Lo scritto di Antonella Bruzzese è riportato sul sito http://www.arcipelagomilano.org/archives/44475

 


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