I bagni di Diana, realizzati dall’architetto Andrea Pizzola, vennero inaugurati il 9 luglio 1842. Pensati come stabilimento per la scuola di nuoto furono la prima piscina pubblica (di lusso) di Milano e d’Italia.
Sorgevano fra gli orti che circondavano Porta Venezia, tra le attuali vie Nino Bixio, Giuseppe Sirtori e Paolo Mascagni, quasi in parallelo all’attuale viale Piave.
La vasca era lunga 100 m. e larga 25 m.
Sino al 1886 l’accesso era consentito solo agli uomini; dopo tale data poterono accedervi, solo al mattino, quando l’acqua era più fredda, anche le donne.
La piscina era rifornita da un sistema idrico che si alimentava dalla roggia della Gerenzana, che si formava in corrispondenza della via Melchiorre Gioia, alla confluenza del fiume Seveso con il canale Martesana.
Il complesso arrivò a comprendere 120 cabine, un ristorante, un caffè e un giardino con ippocastani, pioppi e salici piangenti.
Nei primi anni del nuovo secolo i bagni di Diana cominciarono a non essere più profittevole: nelle case cominciò ad arrivare l’acqua potabile.
Dopo un tentativo – durò solo un anno – di trasformare la vasca in una pista di ghiaccio i bagni furono rilevati dalla Società Anonima Suvini-Zerboni, costituitasi nel settembre del 1905, avente per iscopo l’acquisto e l’esercizio di teatri e locali adatti a pubblici spettacoli, nonché ogni altra attività a partecipazione inerente alla industria ed al commercio del teatro del cinematografo ed affini.
La nuova società intraprese, su progetto dell’architetto Alberto Manfredini, la sua trasformazione. Sorse così, nel 1908, il Kursaal Diana un centro di ritrovo, di svago e di spettacoli dotato di un teatro da 850 posti, nel quale si susseguivano spettacoli di varietà, operetta e prosa; una sala da ballo, il gioco della pelota, il tiro a segno, vari impianti sportivi e un albergo dove si poteva solo dormire o fare una prima colazione.
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