Il 30 novembre us. ha compiuto 95 anni. Nella sua vita ha fatto. E tra l’altro, nel 1979 è stato direttore dell’Opera don Calabria, in via Pusiano. La vicinanza al parco Lambro, all’epoca un luogo di spaccio, lo spinse, ma non solo per questo, a ideare nel 1980 il Progetto Exodus per poi trasformarlo in un ente autonomo che prende il nome di Fondazione Exodus. Esattamente 40 anni il Comune gli ha concesso di occupare la Cascina “Molino Torrette”

Mulino Torrette di Destra e di Sinistra i due fabbricati posti ai lati della roggia Molina. (1977 circa)

Vista delle 2 cascine (2015)
Le cascine negli anni sono state “ammodernate” e la struttura è stata “ampliata”. Si è costituita la prima comunità residenziale terapeutica riabilitativa della Fondazione Exodus che dal 2010 ha modificato il progetto avendo come destinatari soprattutto giovani dai 18 ai 30 anni tossicodipendenti, tossicodipendenti in trattamento metadonico o psicofarmacologico, alcolisti, detenuti in misura alternativa al carcere (detenzione domiciliare, arresti domiciliari, affidamento in prova, affidamento in comunità), che presentano vissuti di tossicodipendenza.
La fondazione ha nel tempo formalizzato un “accordo/contratto” con il Comune per l’uso delle “cascine”. Ma a dicembre dell’anno passato il Comune non l’ha rinnovato.
Logisticamente parlando delle cascine si trovano a ridosso del greto del fiume Lambro e sono attraversate dalla roggia Molina. Nel passato il fiume non ha mai dato grossi grattacapi ma nel novembre del 2014 è esondato provocando disagi e ingenti danni a Exodus e alla CEAS nella Cassinetta San Gregorio.
La soluzione del Comune è stata fatalistica: nel 2016 ha dichiarato l’area del parco dove vi è anche la cascina Molino San Gregorio, a rischio idrogeologico e nel giugno 2022 si è tutelato nei confronti della cittadinanza conficcando all’ingresso del parco, su via Feltre, e in altri luoghi un cartello stradale, con l’indicazione Pericolo onde di Piena.
Il Comune lanciato l’allarme non si è limitato a questo. Vi sono stati incontri con don Mazzi con proposte di trasferimento in altra sede. Ma nulla è stato condiviso.
Quest’anno la sede della Fondazione è stata inondata 12 volte e pare che il Comune abbia negato il rinnovo dell'”accordo/contratto” adducendo che alcuni manufatti realizzati dalla Fondazione insistono su spazi demaniali non di sua pertinenza. E secondo il Regio Decreto n. 523 del 1904, art. 96, l’attuale presenza di una massa d’acqua pubblica (o la verosimile ricostituzione della stessa per eventi naturali), rappresenta la condizione per affermarsi la perdurante operatività del divieto di costruire a meno di dieci metri dall’alveo.
Morale: entro la fine dell’anno, forse, tutti i “ragazzi” che sono accolti nella Comunità del Parco Lambro verranno accolti a Garlasco dove vi è una cascina della Fondazione che potrebbe riceverli.