1 febbraio La procura di Milano ha accertato l’abuso edilizio in via Crescenzago

Questo scritto è  liberamente tratto da un articolo di Sara Monaci apparso su ilsole24 ore il 1 febbraio 2024 (vd.)

La procura di Milano ha concluso le indagini sull’abuso edilizio in via Crescenzago.
Sei gli indagati: il legale rappresentante della Bluestone Crescenzago, il progettista dei lavori, il dirigente del Sue (sportello unico edilizia) del Comune di Milano, il tecnico istruttore del Sue, il responsabile del procedimento del Sue e il rappresentante della società Devero Costruzioni, a cui sono stati affidati i lavori. Costoro hanno commesso plurime violazioni della legge statale in materia edilizia e urbanistica e della legge regionale sul governo del territorio e del Pgt del Comune di Milanol’intervento edilizio proposto dalla società Bluestone Crescenzago ha offerto un’apparenza di legalità alle violazioni compiute dei limiti inderogabili relativi alle altezze delle nuove costruzioni, agli standard di aree a servizi e all’obbligo di preliminare pianificazione urbanistica di dettaglio, dettati dalla legge per edifici di simili dimensioni.

Nell’atto viene evidenziato che  l’intervento edilizio, dopo la demolizione completa di ciò che insisteva sull’area, ha prodotto un complesso immobiliare composto da due torri residenziali, più un terzo stabile “a stecca”. con una densità edilizia pari a 3,15 mc/mq, mentre l’indice previsto dal Pgt di Milano dello 0,35.
L’opera, dice la procura,  è stata qualificata come ristrutturazione edilizia mediante demolizione degli immobili esistenti, anziché, essere integralmente qualificato come nuova costruzione ai sensi del DPR 380 del 2001, non essendoci il minimo legame funzionale o strutturale con gli edifici preesistenti. Invece, dice la procura «non poteva essere realizzato in assenza di un piano particolareggiato esecutivo o di un piano di lottizzazione esteso all’intera zona».

La violazione consiste nel fatto che il Comune ha utilizzato di fatto una autocertificazione (Scia) senza che ce ne fossero i requisiti. La Scia «attestava il falso dichiarando che sebbene il progetto prevedesse 113 unità abitative non generava aggravio sulle infrastrutture esistenti. Tale dichiarazione era in contrasto con l’evidenza.

Per quanto riguarda la cosiddetta «monetizzazione», che consiste nel versamento al Comune di un importo alternativo alla cessione diretta delle aree, ovvero, ogni volta che tale cessione non venga disposta per realizzare altri servizi aggiuntivi.  La Procura ritiene che il privato ha conseguito un ingiusto vantaggio patrimoniale. perché non è stato fatto nulla per ottenere  la cessione di aree standard o comunque un calcolo di denaro non inferiore al costo dell’acquisizione di altre aree.

Secondo il consulente dei pm, la Bluestone per realizzare le torri e la stecca ha versato al Comune circa 1,5 milioni di euro, invece dei circa 6 milioni come avrebbe dovuto perchè il valore di mercato delle torri è ben oltre i 1.000 € al mq.

Il gip,  Daniela Cardamone, non ha ritenuto di respingere la richiesta della Procura di sequestro preventivo delle due torri, perché ha ritenuto lo stato dei lavori troppo avanzato  ma ha riconosciuto la piena fondatezza dell’impianto accusatorio e la sussistenza dei reati di abuso edilizio e lottizzazione abusiva.
Il Comune di Milano è parte offesa nel procedimento.

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