31 ottobre 1939 – 1948 COME A MILANO SI CERCO’ DI COMBATTERE LA FAME

Spiace non avere filmato la presentazione della mostra fatta in modo informale e colloquiale dalla responsabile della biblioteca Rosa Gessa.
E’ durata più di un film. Ed è iniziata subito con un paio di botti: uno storico e uno “socio-antropologico”.
Il 4 settembre 1939, a Roma, al Ministero delle Corporazioni, si svolse una riunione, a cui partecipò anche un funzionario del comune di Milano. Aveva come scopo quello di predisporre un piano per disciplinare gli approvvigionamenti alimentari, in caso di guerra, mediante l’uso di una tessera annonaria, così come era stato per la I° guerra mondiale.
Dopo 9 mesi l’Italia entrò in Guerra.Ma nel frattèmpo la macchina amministrativa, già nel novembre del ’39, aveva effettuato il censimento della popolazione con l’aiuto dei vigili di zona e dei portieri; aveva distribuite e ritirate le schede delle famiglie e compilate le schede dei primi due generi razionati: lo zucchero e il caffè.
Il compito di intestare ogni scheda era stato affidato dapprima a “50 signorine”, che non vennero assunte dall’amministrazione: dopo tutto una eventuale guerra non sarebbe durata una vita lavorativa! Poi il loro numero salì di altre 40 unità per poi superare il numero di 1000.
Con l’entrata in guerra dell’Italia la macchina burocratica divenne altremodo complessa. Il numero di tessere che dovevano essere compilate non si limitò a due generi alimentari sopra citati. Ma si estese al pane, all’olio, al burro, alla pasta e al riso. Senza contare che poi altri generi furono contingentati: la carne, il latte, le patate, le uova, ecc. ecc.
E come si sà, quando le cose si fanno difficili c’è sempre qualcuno che cerca delle scorciatoie. Così iniziarono gli usi illeciti delle tessere; le false denunce di smarrimento; l’uso indebito e il furto e la conseguenza furono le prime pene: il carcere.
Nella situazione che si faceva sempre più insopportabile iniziò anche quella guerra tra poveri che sulla base di dicerie, oggi si direbbe di leggende metropolitane, cominciò a additare quelle “signorine non assunte”, come delle lavoratrici non certo indefesse. E, forse, da allora quella fama perseguita “i dipendenti comunali”…
Quelle “signorine” in parte furono “rottamate” e in parte vennero adibite alla costruzione di una “nuova” struttura amministrativa: l’ufficio elettorale che permetterà di svolgere il referendum e le varie tornate elettorali.
La mostra illustra come a Milano fu affrontato il problema della scarsità di cibo attraverso il Servizio annonario speciale e come la macchina organizzativa del Comune attraverso anche i mercati comunali, gli spacci, la refezione scolastica, le mense collettive,tentò di sopperirvi affiancata dopo la Liberazione dall’ECA, dalle cooperative di consumo, dai ristoranti popolari a prezzo fisso…

Questa è “una recensione”, quindi è parziale e non esaustiva. Ma se volete potete vedere la mostra negli orari di apertura della biblioteca in via Valvassori Peroni 56. Fino al 7 novembre.
A detta di Rosa Gessa la mostra è un poco in “stile autarchico”, fatta con pochi mezzi. Ma diciamo noi con passione che dovrebbe essere ricompensata prestandovi attenzione. Alcuni documenti presentati, riguardano la ns. Zona.

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