A proposito del “nuovo” quartiere di edilizia sociale di via Civitavecchia.
Nel luglio del 2005 veniva data la notizia che erano stati nominati I quattro vincitori del 1° concorso per l’edilizia sociale indetto nel marzo precedente dall’amministrazione comunale di Milano. Ne fu fatta una mostra che rimase aperta dal 20/07/2005 al 30/09/2005.
Uno dei progetti vincitori era da ascrivere allo studio Consalez Rossi associati che ha proposto un nuovo quartiere pensato in continuità con la fermata Crescenzago della linea 2 della metropolitana. Infatti usciti dalla stazione, si percorre via Francesco Rubino e attraversata via Civitavecchia si prosegue per via Cazzaniga, sul lato sinistro della strada vi è l’ex stabilimento Rizzoli, vandalizzato dalla proprietà e reso dalla stessa inagibile, in concomitanza con la realizzazione della nuova sede della Rizzoli; sul lato destro si estende il quartiere, e si arriva al Parco Lambro senza mediazione di recinzioni.
Nell’intenzione degli estensori del progetto, anche se il quartiere insiste sul fronte di via Civitavecchia questo avrebbe dovuto avere la sua dimensione pubblica verso il parco perché su quel lato avrebbe dovuto realizzarsi la Casa dell’acqua.
Ma come spesso accade tra il dire e il fare la realtà supera il cartaceo o le fantasie degli architetti.
Le previsioni di spesa per realizzare quanto progettato furono di 12,7 milioni di €, poi diventati 15,05 milioni € e, a oggi, non è dato di sapere a chi deve essere ascritto il merito di non avere realizzato quanto progettato.
Di certo nel Consiglio di Zona 3 opposizione e maggioranza si trastullano nel riconoscersi i rispettivi meriti: il concorso lo abbiamo indetto noi; l’opera l’abbiamo terminata noi!; la gestione è nostra e via cantando: medaglie che come abbiamo già avuto modo di documentare invero nascondono la verità.
Consegnati i manufatti nel 2012 dei negozi di cui doveva essere dotato il quartiere uno è stato blindato con una lastra d’acciaio saldata e l’altro dal dicembre ultimo scorso è in uso a MM casa (subentrata nella gestione del “patrimonio edilizio pubblico”).
Ad oggi MM casa sembra che non si sia accorta che La casa dell’acqua non è stata realizzata!
E pensare che i progettisti hanno vinto il concorso anche in virtù del fatto che … È così che l’edificio a torre, che si attesta verso la città, imponendosi come landmark urbano, si contrappone al volume ad un solo piano completamente inserito nel parco. Quest’ultimo edificio, denominato “Casa dell’acqua” (trae ispirazione dal concetto dell’hammam), esso è concepito come una sorta di centro benessere che concentra i servizi rivolti alla città: vasche idromassaggio, saune, piscine, idroterapia, bagno turco, un bar e un ristorante.
(Hanno scritto col senno di poi).
Ma se andiamo “a vedere l’edificio ad un solo piano completamente inserito nel parco” ecco come oggi appare in tutto il suo splendore giunti in fondo a via Cazzaniga, al parcheggio.
Per certo sembra che il Consiglio di zona 3 non si sia accorto che quando è stato consegnato il quartiere della Casa dell’acqua vi erano: i muri perimetrali, dei pilastri in ferro e delle scale in cemento armato. E parimenti hanno fatto finta di nulla l’ALER e gli assessorati comunali competenti. In caso contrario a quest’ora qualcosa avrebbe dovuto muoversi.
MM casa, abbiamo detto s’è presa un negozio. Ma sono passati mesi e la Casa dell’acqua a da venire.
Su internet, l’ordine degli architetti riporta la descrizione del progetto e il testo lo ascrive, forse pudicamente, agli estensori [testo di Consalez Rossi Associati].
E forse l’ordine è l’unico a sapere che la vegetazione spontanea cresciuta negli anni nella Casa dell’acqua, unica cosa che si muove, non è buona neppure per il più incallito fumatore.
Immagini del progetto sono visibili su internet ma sono soggette a copyright come opera d’ingegno. E’ possibile vedere un’immagine dell’hamman così come prefigurato dai progettisti.
Altri si sono cimentati nel descriverla:
HAMMAM – CENTRO DI CURA DEL CORPO CON L’ACQUA
L’interpretazione del tradizionale bagno orientale diventa un centro di cura del corpo con l’acqua. Il servizio, misurato sul quartiere ma rivolto anche ad un uso cittadino, crea insieme al nuovo accesso al parco, una forte polarità nei confronti della città. I giardini interni, le vasche di cura, i bagni pubblici e la caffetteria disegnano sul lato del quartiere rivolto verso il parco una sorta di polo per il turismo urbano. La struttura dell’edificio, pensato come un corrugamento del terreno che ospita il quartiere, vuole esprimere una mediazione tra lo spazio costruito e il parco.