Era il 18 dicembre 2011 quando, per la prima volta, il collettivo Lambretta è assurto agli onori della cronaca con una memorabile impresa. Insieme ad altri centri sociali sono entrati in FNAC, un negozio in via Torino, e poi alla Feltrinelli-Ricordi di piazza Duomo e hanno appiccicato su libri, DVD, apparecchi elettronici un’etichetta rossa che prometteva sconti sull’articolo esposto. Per rendere più credibile lo sconto hanno anche realizzato un volantino nel quale, tra l’altro, c’era scritto «Gentile cliente, arriva Un mare di sconti contro la crisi, la campagna a cui stanno a cuore le persone e non la finanza. Abbiamo deciso di aderirvi per agevolare i suoi acquisti di Natale. Sappiamo che il periodo è difficile e che la recente manovra economica sta svuotando le sue tasche».
Inutile dire che un po’ di trambusto l’hanno creato: alle casse i clienti pretendevano lo sconto. Come tutti i giochi è durato poco. Ma la stampa nazionale non si è fatta sfuggire lo scoop e ha sottolineato l’evento. Minore attenzione ha prestato ai fatti che la FNAC un anno dopo annunciava la chiusura; Feltrinelli metteva in contratto di solidarietà i suoi lavoratori!
Ma da allora i bravi ragazzi del collettivo Lambretta ne hanno fatta di strada!
Il 21 aprile 2012 hanno occupato solo* 3 villette ALER in via Apollodoro raccogliendo il plauso del giornale on line dei comitati Pisapia e di PRC.
A seguito dell’occupazione l’ALER ha chiesto alla polizia di procedere allo sgombero.
In loro soccorso è intervenuto Paolo Limonta, Responsabile dell’Ufficio Relazioni con la Città del Comune di Milano, il quale ha inviato una lettera al Questore di Milano Luigi Savina**.
Dopo patteggiamenti, tra palazzo Marino e via Fatebenefratelli, lo sgombero è avvenuto il 23 ottobre 2012. Non senza la salita sul tetto di 3 occupanti che in virtù del loro gesto chiedevano che le villette occupate fossero loro assegnate: sono scesi in meno di 24 ore.
Il 24 ottobre hanno occupato l’edificio del vecchio Istituto Rizzoli per l’insegnamento delle arti grafiche, in piazza Occhialini. Ma dopo 24 ore l’hanno abbandonato: lo spazio era troppo grande.
Il 25 novembre 2012, dopo un mese, sono ritornati al vecchio amore, le villette di via Apollodoro, e questa volta ne hanno occupate 4.
3 maggio 2014 Insieme ad altri collettivi hanno, per la gioia della stampa, realizzato un momentaneo blocco delle casse nel negozio di Eataly di piazza XXV aprile, perché si sono presentati alle casse con denaro contante: monete da 1 centesimo di euro; hanno messo in scena un piccolo spettacolo a ricordo che in quel luogo c’era lo Smeraldo e hanno srotolato uno striscione.
I motivi scatenanti di tale temeraria impresa sono stati, a detta di un loro portavoce, “protestare contro l’esposizione universale che porta ancora più precarietà a Milano, a causa dei contratti precari realizzati in collaborazione con i sindacati, e contro il proprietario di Eataly che si maschera da azienda etica ma sfrutta il lavoro precario”.
Il padrone del negozio, dati i precedenti di FNAC e Feltrinelli, non sa che santo pregare e con lui chi lavora precario per lui. Nel frattempo, il collettivo Lambretta è ritornato nelle “sue” villette.
*Ve ne sono 12. Una di 175 metri quadrati con giardinetto è stata assegnata, il 16 settembre 2009, con un contratto di sei anni e canone annuo di 35 mila euro più Iva, a Livia Pomodoro. Giova ricordare che la villetta è l’unica che l’ALER ha ristrutturata, per la modica cifra di circa 700mila euro. Un’altra villetta era allora occupata dal Centro Aiuto Drogati, attivo dal ’68, che è stato sfrattato nel febbraio dell’anno passato, ed ora svolge la sua attività in via Wildt 27. Le restanti villette, tutte dotate di giardino tranne due, dopo che l’ALER ha provveduto a sgomberarle, l’ultimo abitante le ha lasciate nel 1980, sono rimaste praticamente abbandonate, salvo un paio utilizzate dall’ALER, per qualche anno, come uffici.
L’ALER ha messo in vendita, in un unico lotto, tutte le villette, valutandole complessivamente più di 8milioni di euro. Invendute.
**
Rendo pubblica la lettera che domani invierò ufficialmente al Questore di Milano Luigi Savina.
Egregio Signor Questore di Milano,
in qualità di responsabile dell’Ufficio Relazioni con la Città del Comune di Milano che, in quanto tale, incontra e dialoga con tutti i cittadini i quali, a livello collettivo e individuale, operano nei e per i quartieri con visioni diverse, ma tutte riconducibili a un percorso di miglioramento della città LE CHIEDO UFFICIALMENTEdi non procedere allo sgombero forzoso degli immobili Aler di via Apollodoro occupati dalle ragazze e dai ragazzi del Collettivo Lambretta.
Lo chiedo nonostante sappia benissimo che occupare sia illegale e, oggi, sia anche convinto rappresenti una pratica politicamente sbagliata.
Nonostante questo penso che lo sgombero non si debba eseguire perché ossessivamente richiesto dall’Assessore Regionale alla Casa Domenico Zambetti che in data 3 agosto 2012 scriveva: “… lo sgombero di tali immobili è quindi necessario per il ripristino della legalità…” ed è oggi detenuto in carcere per collusione con la ‘ndragheta e acquisto di voti dalla stessa.
E dal Presidente dell’Aler Loris Zaffra che in data 13 luglio 2012 scriveva una lettera contenenti inequivocabili falsità quali: “… l’intero insediamento delle villette non risultava essere in stato di abbandono e degrado, al contrario tutti gli edifici erano regolarmente abitati da parte di famiglie, uffici Aler di Milano e da un SERT. Nel 2011 Regione Lombardia in collaborazione con Aler Milano ha avviato un progetto di valorizzazione di tali immobili che prevedeva la destinazione degli stessi ad ospitare personalità istituzionali o dell’EXPO…”
Spiace dover constatare che il Presidente dell’Aler non fosse a conoscenza del fatto che nove villette su dodici fossero sfitte da una decina d’anni e che nessuno di coloro che si occupano di EXPO fosse a conoscenza dei suoi fantomatici progetti.
La realtà recita invece che i ragazzi del Collettivo Lambretta hanno occupato immobili fatiscenti, abbandonati al degrado, utilizzati da spacciatori e consumatori di sostanze stupefacenti e li abbiano rivitalizzati con iniziative culturali e sociali apprezzate da tutto il quartiere.
Immobili fatiscenti e abbandonati al degrado che, a migliaia, sono ancora oggi presenti nel patrimonio Aler in tutta la città di Milano.
Io penso che il Collettivo Lambretta dovrà lasciare gli immobili occupati e seguire i percorsi che intraprendono centinaia di Associazioni per ottenere in concessione sedi della Pubblica Amministrazione; percorsi che devono essere sburocratizzati per facilitare l’assegnazione ed è proprio su questo terreno che la nostra Amministrazione si sta muovendo.
Ritengo però che eseguire oggi con l’utilizzo della forza pubblica questo sgombero chiesto da un Assessore attualmente in carcere e dal Presidente dell’Aler attraverso dichiarazioni non veritiere, sia palesemente privo di motivazioni.
Le ragazze e i ragazzi del Collettivo Lambretta stanno gestendo quegli spazi sicuramente meglio di quanto abbia fatto l’Aler nei dieci anni precedenti all’occupazione.
Il loro permanere in quegli immobili, in attesa che si chiarisca la situazione istituzionale della Regione Lombardia, nella consapevolezza che non saranno d’ostacolo qualora si prospettassero reali progetti di utilizzo pubblico di quegli spazi, rappresenterebbe una soluzione ragionevole e, soprattutto, gradita agli abitanti del quartiere.
Nell’augurarle un ottimo lavoro Le porgo i miei più distinti saluti.