DAL POLITECNICO LA SOLITA STORIA CON QUALCHE VARIANTE E DEGLI STRANI AUTOGOL

I vincoli della Sovraintendenza, i rom, il sito inquinato, il luogo inadatto a una residenza universitaria, un modello di gestione pensato in modo errato.

MelwQueste le motivazioni addotte dal Politecnico per non onorare una convenzione sottoscritta. Francamente le trame e i maneggi del Politecnico (esiste da 150 anni e nella sua lunga storia direttamente ha costruito un solo pensionato) non ci appassionano e il sapere che: il Politecnico nel 2009 ha stipulato con il Comune una convenzione per avere in uso gratuito per 30 anni l’ex Istituto Marchiondi di Baggio, esempio di architettura «brutalista», progettato dall’architetto Vittoriano Viganò; si è impegnato a ristrutturarlo e a trasformarlo; ha manifestato, nel 2013, qualche dubbio sulla tentata impresa; ha sottoscritto, a fine marzo, una rinuncia formale alla convenzione di fronte a un notaio, non ci stupisce.
Ovviamente il progetto del Politecnico era quello di trasformare l’ex Istituto Marchiondi in residenza per gli studenti universitari del Politecnico.
Ovviamente i fondi arrivavano da un bando del ministero.
Ovviamente il Comune ne prende atto. Ma ci domandiamo il Politecnico pagherà qualche penale per avere “occupato” l’istituto Marchiondi procurando un suo ulteriore deterioramento?
In attesa di risposta la novità è che le motivazioni addotte alla rinuncia sono apparentemente un bel po’ di autogol.
Il Politecnico sostiene che lo studio preliminare, fatto da sé medesimo, è stato fatto troppo in fretta e senza un’analisi dettagliata dei danni alle strutture. Ciò è dipeso dai rom che, seppure fatti sgombrare (il 26 maggio 2009) dal solerte vicesindaco De Corato, nell’occasione si era vantato di avere restituito un altro spazio alla città, avevano reso difficile sino ad allora l’accesso al sito. Sgombrato il quale hanno potuto approfondire l’analisi prendendosi 5 anni.
Dal punto di vista ambientale i tecnici hanno scoperto zone inquinate e contaminate (da che e da chi cosiderando che l’Istituto non era una fabbrica o non si è mai trovato in uno stato di abbandono tale che qualcuno abbia potuto farne una discarica?).
La Soprintendenza considera la struttura un monumento sotto vincolo (speravano di eluderlo?)
Il luogo non è adatto a una residenza per studenti (il luogo negli ultimi 5 anni non si è mosso di un millimetro. Hanno impiegato 5 anni per accorgersene).
La stima iniziale del modello di gestione è risultata sbagliata, nonostante il Politecnico abbia un corso di studi in ingegneria Gestionale.
Dopo questi grotteschi autogol ecco che arrivano i nostri. Impersonati dal consigliere del Pd Rosario Pantaleo, natio di Baggio. Intervistato dal Corriere, rammaricato chiosa: «Purtroppo, persa l’occasione del Politecnico, ci troviamo in una situazione critica: l’edificio è troppo grande e ormai fatiscente per sperare in un nuovo “candidato” alla ristrutturazione. Forse l’unica speranza, a malincuore, è l’eliminazione del vincolo monumentale».
E, aggiungiamo noi, regalare a qualche benemerita Fondazione la possibilità di “restituire alla città” una struttura che gli ingegneri dicono malconcia e Pantaleo dice fatiscente. Ma perché credere agli ingegneri dopo i tanti errori di valutazione commessi? E perché prestare orecchio a Pantaleo che nato a Baggio, vive a Baggio e spera di morire a Baggio?
Restaurato il Marchiondi quanto vale?
E non si dica che il Comune non ha i soldi. Al Tennis Club Ambrosiano (che ha in concessione il terreno che è del Comune) ha firmato una fidejussione di 2 milioni di euro per permettergli di costruire una palazzina di 3200 mq. Non per giocare a tennis ma per giocare, anche, a carte.

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