4 febbraio IL TEMPO SEPOLTO. L’ALBERGO DIURNO VENEZIA

Per una volta non siamo campanilisti. La ricerca che viene presentata non si svolge in Zona. La segnaliamo perché si riferisce a un manufatto della Zona carico di storia.
FAI

In ogni caso chi non potesse esserci può leggere la ricerca di Stefano Masi e Pierfranco Sacerdoti Il Tempo Sepolto pubblicata nel 2013 nel volume  «Un primo approccio all’arte e all’architettura liberty. Tra conoscenza e restauro», a cura di Cesare Renzo Romeo, L’Artistica Editrice, Savigliano, 2013.

P.S. Gli alberghi diurni sono sorti in Italia all’inizio del ‘900. Svolgevano la funzione di permettere l’igiene personale e la cura del corpo e, anche, quella di soddisfare altre necessità proprie di viaggiatori o semplici cittadini: biglietteria ferroviaria, lavanderia e stireria, noleggio e vendita di articoli personali, agenzia postale, turistica e commerciale, servizi di dattilografia e fattorinaggio. La loro funzione è andata diminuendo nel tempo e solo in alcuni casi sono rimasti come strutture seppure in stato di abbandono.
Sorti per lo più in luoghi di transito nelle città al fine di permettere, per chi era di passaggio, di soddisfare l’igiene personale venivano usati anche da chi in città risiedeva in case sprovviste di bagni.
Il diurno Venezia, pur degradato, conserva ancora: bagni, decorazioni, parte dei sanitari e della rubinetteria originali e alcune suppellettili come ho potuto constatare domenica 23 marzo nella giornata di primavera del FAI.
Quanto alla sua illustre paternità, per quanto riguarda l’aspetto decorativo e di design, attribuita a Piero Portaluppi, in un recente studio di Stefano Masi e Pierfranco Sacerdoti Il Tempo Sepolto pubblicato all’interno del volume «Un primo approccio all’arte e all’architettura liberty. Tra conoscenza e restauro», a cura di Cesare Renzo Romeo, L’Artistica Editrice, Savigliano, 2013. (Casa editrice che stampa a spese dell’autore), (oggetto della presentazione) pur avendolo letto, non siamo in grado di confutare o concordare quanto affermato. Qui possiamo solo rammaricarmi del fatto che il padre di uno degli estensori della ricerca, consigliere di Zona, ha cortesemente richiesto di togliere il link del saggio perché coperto da copyright. Della qualcosa non eravamo a conoscenza avendolo trovato su internet. Anzi siamo stati indotti a pubblicarlo in forza di un articolo apparso sul blog del consigliere di Zona che riferiva come alla presentazione di cui sopra, ai 150 presenti erano state distribuite 80 copie. Evidentemente non a titolo gratuito. Ne prendiamo atto. Se il figlio non concorda con il padre siamo pur sempre disposto a pubblicare gratuitamente il suo saggio.

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