INDUSTRIE DI ZONA: BRACCO

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Diana Bracco con Roberto de Silva (foto InfoPhoto)

Diana Bracco*, milanese, presidente del gruppo farmaceutico che storicamente ha sviluppato la sua attività nella nostra Zona,  si è laureata in Chimica all’università di Pavia dove ha conosciuto suo marito, Roberto de Silva (1938-2012), della Diana de Silva di Rho, azienda di cosmetici. Nel 2004 ha ricevuto la laurea honoris causa, in Farmacia e Medicina dall’Università, dalla università  Cattolica del Sacro Cuore di Roma.). Non ha figli. Nel 2011 ha designato il nipote Fulvio Renoldi come suo successore.

Il nonno di Diana Bracco, Elio Bracco, esule friulano, dopo la prima guerra mondiale diviene membro, designato dal governo italiano, della Commissione tra gli alleati per il Plebiscito dell’Alta Slesia. Durante tale attività conosce il direttore generale dell’industria chimica farmaceutica tedesca E. Merk, il quale ne apprezza le capacità. Nel 1927, nominato rappresentante commerciale della E. Merck, Elio Bracco fonda a Milano la società Italiana Prodotti E. Merck SA. Tre anni dopo la società diventa Italmerck S.p.A. e nel 1931 diviene operativo lo stabilimento in via Renato Fucini 2 angolo piazza Bernini.
la sede della ItalmerckL’immobile, seppure rialzato di un piano, fa ancora oggi bella mostra di sé ed ospita una società del Politecnico.
IMG_0056wmerck[2]Nel 1934 l’azienda, in cui è da poco entrato a lavorare Fulvio Bracco, il padre di Diana, commercializza il primo prodotto commerciale in polvere Cebion® a base di vitamina C. Nel 1936 nasce la Società Anonima Bracco già Italmerck.
Nel 1946 la Bracco presenta sul mercato una serie di mezzi di contrasto. Nel 1949 viene modificata la ragione sociale in Bracco Industria Chimica e nello stesso anno Bracco e Cilag AG di Schaffhausen danno vita a Cilag Italiana, per garantire le materie prime alle produzioni, poiché è divenuto difficile l’approvvigionamento da Merck.
In quell’anno iniziano i lavori per creare un nuovo stabilimento in via Folli 50.
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Nel 1953 viene completato il nuovo impianto che nel decennio successivo arriva ad occupare una superficie di 50.000 mq di cui i tre quinti coperti.

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Veduta aerea dello stabilimento. In basso a sinistra vi è il pensionato della Casse di Risparmio delle province Lombarde, ora abbattuto e ricostruito. Subito sopra scorre il Lambro che delimita anche lo stabilimento Bracco oltre al quale, in alto a sinistra, si scorge l’istituto Sacro Cuore. A destra in alto vi sono i capannoni dell’Innocenti. Della tangenziale ancora nessuna traccia.

Nel dopoguerra la storia della famiglia Bracco seppure si intrecci con la storia dell’industria chimica italiana e la coinvolge nella crisi delle aziende farmaceutiche degli anni settanta la vede superare quel periodo grazie al fatto che Fulvio Bracco ha reinvestito gli utili prodotti dall’azienda nella ricerca e nello sviluppo di una azienda un’industria integrata e ha creato nuovi stabilimenti produttivi.

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1969-11-13 Sciopero alla Bracco (Foto di Silvestre Loconsolo)

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19710112 Sciopero dei lavoratori della Bracco contro la chiusura di alcuni reparti – Picchetto davanti all’ingresso della fabbrica (foto Silvestre Loconsolo)

Le attività produttive della Bracco cessano in via Folli 50. Ma la proprietà immobiliare rimane.
Diana Bracco, insieme al marito, danno vita a un processo di innovazione dell’azienda e alla internalizzazione del Gruppo.

Il resto è storia recente. Diana Bracco ha aperto nuovi uffici in via Caduti di Marcinelle 13 e ne ha abbellito l’ingresso disseminandolo di sculture (vd.) l’ultima delle quali dono dell’artista cinese Xu Hong Fei.

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* Il giudice dell’udienza preliminare Alessandro Santangelo ha accolto la richiesta di invio a giudizio del pm Giordano Baggio e ha mandato a processo (16 marzo) Diana Bracco, non già perché vicepresidente di Confindustria, presidente di Expo 2015 e commissario generale del padiglione Italia, ma perché presidente del Consiglio di amministrazione del gruppo farmaceutico Bracco Spa e, nel ricoprire tale carica, secondo l’accusa, avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti e azioni tali da configurare il reato di appropriazione indebita per circa 3,5 milioni di euro, per fatti che si riferiscono al periodo 2008-2013.
Una nota della Procura spiegò che “fatture per complessivi euro 3.064.435 confluiti nella contabilità e nelle dichiarazioni fiscali presentate dalle società del gruppo Bracco per i periodi di imposta dal 2008 al 2013 erano riferite all’esecuzione di forniture o di prestazioni rese verso locali in uso alle medesime società ma effettivamente realizzate presso immobili e natanti di proprietà, ovvero nella disponibilità della signora Diana Bracco e del defunto marito Roberto De Silva”.
Detto in altro modo Diana Bracco secondo l’accusa avrebbe contabilizzato nei bilanci di alcune sue società spese di natura personale attraverso una serie di false fatturazioni.
Insieme a Diana Bracco sono stati rinviati a giudizio altri due imputati gli architetti Marco Isidoro Pollastri e Simona Adele Calcinaghi, titolari dello studio di progettazione Archilabo di Monza, che hanno eseguito lavori di ristrutturazione in alcune proprietà della Bracco (un quarto imputato, Pietro Mascherpa, presidente del cda della Bracco Real Estate Srl, ha patteggiato una condanna a 6 mesi di reclusione, convertita in una multa di 45mila euro).
Nel marzo scorso era stato eseguito un provvedimento di sequestro preventivo per un ammontare di circa un milione di euro corrispondente all’importo totale dell’imposta complessivamente evasa per effetto dell’utilizzo delle fatture considerate insistenti. Il gup ha disposto il dissequestro di tale somma considerato che nel frattempo Diana Bracco ha pagato le imposte chiudendo il contenzioso tributario.
L’avvocato di Diana Bracco, Giuseppe Bana, anche in questa occasione ha fatto una dichiarazione singolare “andremo a dibattimento e ci difenderemo, anche perché questa è una questione che non ha rilevanza penale e non ci sono reati”.
Il 19 ottobre 2016 Diana Bracco è stata condannata a due anni di reclusione. Il pm Baggio aveva chiesto per lei una condanna a un anno e tre mesi, mentre il giudice della seconda sezione penale Giorgia Carbone l’ha condannata a 2 anni riconoscendole, comunque, le attenuanti, la sospensione condizionale della pena e la non menzione della condanna. Mentre le ha inflitto, le pene accessorie, come l’interdizione dai pubblici uffici, per un anno e 6 mesi.

La vicenda si è conclusa definitivamente nel 2020
Corriere della sera 22 aprile 2020 pag 5 Corriere Milanese
Bracco Frode Fiscale La Cassazione conferma la condanna 

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